TecnoStress/ Il multitasking cresce e genera malessere

TecnoStress/ Il multitasking cresce e genera malessere

di Enzo di Frenna - Con la rivoluzione digitale si possono sfruttare molte nuove opportunità. Anche senza esserne travolti. L'importante è sapersi focalizzare sui propri progetti e sapere quando staccare la spina
di Enzo di Frenna - Con la rivoluzione digitale si possono sfruttare molte nuove opportunità. Anche senza esserne travolti. L'importante è sapersi focalizzare sui propri progetti e sapere quando staccare la spina

La scorsa settimana Massimo Mantellini ha parlato di multitasking nel suo blog . Cito: “Il mio computer ha due monitor. Su quello alla mia sinistra c’è la posta, il feedreader, in questo momento una finestrella aperta su Anno Zero senza volume, la lista dei miei contatti IM attualmente collegati. Sull’altro monitor c’è l’editor del blog aperto sul quale sto scrivendo proprio ora, un frame col realtime di Friendfeed, una pagina di You Tube con i 30 minuti di Obama in pausa al minuto 12,30. In sottofondo iTunes suona a volume basso un bel disco di The Script. Qualche sito web informativo aperto semisepolto da altre finestre. Più qualcos’altro a cui ora non bado. Come vogliamo chiamare tutto questo? Vogliamo chiamarlo lifestreaming? Vogliamo sottolineare gli aspetti negativi che certamente ci sono? E in ogni caso, per davvero, come vogliamo definirlo? Multitasking? O che altro? Io stasera lo chiamo Molto meglio di dieci anni fa “.

Mantellini abitualmente non parla di tecnostress, videodipendenze o robe simili. Lo fa raramente in alcuni post. Anzi, spesso è critico sui rischi correlati alle nuove dipendenze digitali. Ma dal 2002, anno in cui citò il mio sito Netdipendenza.it, sono trascorsi sei anni e molte cose sono cambiate. La tecnologia dell’informazione è diventata sempre più pervasiva. E forse anche lui, come molti altri, si rende conto che vi sono alcuni aspetti negativi della digital life. Come il multitasking, appunto. Ossia: fare più cose contemporaneamente con gli apparecchi tecnologici e digitali. Ma vediamo quali sono i rischi a cui stiamo andando incontro. E soprattutto: cosa possiamo fare per evitare che “multi” diventi “troppo”.

La prima cosa da considerare, soprattutto per chi ha un’attività imprenditoriale o una libera professione IT, è che il multitasking può influire negativamente sulle performance e la capacità produttiva. Ci sono imprenditori di successo che in America non hanno esitato a mettere sotto accusa il multitasking e gli effetti negativi che produce sui progetti aziendali. Nel mio Tecnostress in azienda ho citato il caso di Suze Orman , guru della finanza personale, autrice di best seller, donna d’affari e personalità televisiva. Con tutte queste attività, pensate che lei sia inevitabilmente una multitasker? No, affatto. Afferma perentoria: “Più di ogni altra persona che conosco, io non credo nel multitasking. Penso che sia la rovina totale della perfezione di un progetto”. La Orman, che secondo il settimanale economico Businessweek ha guadagnato milioni fornendo consulenza finanziaria ad oltre 650 mila persone e vendendo milioni di copie dei suoi libri, si vanta della sua capacità di concentrarsi su una cosa alla volta e di attenersi strettamente alla sua agenda. “Sono giunta a questa conclusione dopo aver guardato in che modo vincono i cavalli da corsa – spiega – escono dai cancelli con i paraocchi e vanno dritti fino alla riga del traguardo. Non mi importa di quello che fa la concorrenza. Non mi importa di quanto vendono i loro libri. Mi importa solo di quello che faccio, e nel farlo non mi faccio distrarre da nulla”. Quando Orman impiega collaboratori per un progetto, pretende che liberino l’agenda da ogni impegno. “Non dico che non debbano essere multitasker, solo non durante il tempo che lavorano con me”, spiega. “La gente che lavora in multitasking, penso, fa tutto in modo mediocre, quando va bene. Nel fare tante cose, le portano a termine in modo così inefficiente, che di solito devono rifarle da capo”.

La seconda cosa da considerare è il sovraccarico informativo che stanca il cervello. In realtà i due monitor di Mantellini visualizzano bit : cioè informazioni testuali, video e audio. E quando le informazioni sono troppe, la mente va in information overload . Ecco alcuni effetti: mal di testa, calo della concentrazione, irritabilità, disturbi del sonno. E stato poi accertato che la gestione delle informazioni in modalità multitasking deprime i processi di formazione delle memoria a lungo termine. Se si lavora abitualmente in multitasking, non si può escludere l’effetto collaterale del tecnostress e, alla lunga, problemi alla salute.

Multitasking e sovraccarico cognitivo vanno a braccetto. Un altro effetto negativo è che non si ha il tempo per fare tutto bene. E ciò genera ansia. All’inizio di ottobre Luca Conti di Pandemia in questo post ha spiegato perché non aveva avuto il tempo di aggiornare il blog. Titolo inequivocabile: chiuso per eccesso di informazioni . Così scrive: “…non ho pubblicato nulla dal termine dello Human Network Live Effect e per le tante cose da scrivere e per il tempo nullo di farlo, causa incalzare di eventi ed esperienze, una dietro l’altra a valanga…”. Ci sono persone che riescono a gestire un alto numero di informazioni contemporaneamente, utilizzando vari apparecchi. Ma altri non ce la fanno e sono davvero tanti. Del resto i limiti umani sono uguali per tutti. Così gestire un blog, rispondere alle mail, telefonare, completare un articolo o il progetto aziendale, spedire e mail, leggere gli sms del collega, ecc… non può che generare un certo malessere se il processo è abituale. In definitiva quando Mantellini scrive “molto meglio di dieci anni fa” dice allo stesso tempo che esiste un peggio. Esprime un fastidio. E sono in aumento i digital worker che se ne accorgono durante la “lifestreaming”.

Alcuni consigli per ridurre gli effetti del multitasking. Prima di tutto bisogna rendersi conto che non siamo macchine, ma esseri umani. Non possiamo lavorare e pensare al ritmo dei computer. È una pretesa assurda. Io ad esempio decido gli impegni prioritari in agenda e mi concentro su essi, lasciando fuori messaggi e altre informazioni secondarie, a cui dedico un tempo “morto”, di solito in serata. Eppure, nonostante la mia decisione, qualche info extra si insinua, a volte con una telefonata o una chat skype. Ma bisogna mantenere ferma l’attenzione sulle priorità. Quando poi sono stanco delle troppe ore trascorse a gestire informazioni, vado a correre, mi dedico ad attività manuali in giardino, cucino, medito dieci minuti in silenzio… Ognuno trova le sue pause adeguate. Quali sono le vostre?

Enzo Di Frenna
www.enzodifrennablog.it
runfortecnostress.ning.com

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Pubblicato il
4 nov 2008
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