Roma – Non usa mezzi termini Tele2 quando descrive la situazione normativa e di mercato della telefonia in 24 diversi paesi, tra cui l’Italia, dove gli ex operatori unici, i cosiddetti incumbent , la fanno ancora da padrone. Persino nell’Unione Europea dove alla deregulation degli anni scorsi non è corrisposta quell’esplosione di concorrenza che si auspicava. A tutto danno degli utenti.
Nel suo rapporto significativamente intitolato The Monopoly Challenger , lo “sfidante del monopolio”, qui in pdf, Tele2 parla di un abuso di posizione dominante da parte degli incumbent sui rispettivi mercati, abuso che sarebbe frutto sia di una sostanziale fumosità delle regole del mercato e delle normative di settore sia del poco attento occhio dei garanti nei diversi paesi, insufficiente ad equilibrare situazioni che continuano a danneggiare i potenziali competitor dei grandi carrier.
“I segnali dal mercato – si legge nel rapporto – dimostrano come gli ex monopolisti proseguano nell’abusare della propria posizione dominante, mantenendo così tariffe più elevate in Europa sia per gli utenti residenziali che per quelli business”.
Tutto questo evidentemente, spiega Tele2, si traduce in un onere notevole per l’intero mercato europeo. “Gli utenti domestici e business in Europa – ha affermato uno dei responsabili di Tele2, Jan Tjernell – potrebbero risparmiare 2,5 miliardi di euro l’anno se il mercato della telefonia fissa fosse sottoposto ad un vero regime di concorrenza”.
E la situazione italiana non brilla, vuoi perché l’ Autorità TLC difetta di poteri sanzionatori veri, vuoi perché “ha avviato 18 analisi di mercato ma non si hanno certezze sul quando si concluderanno”. Il tutto in un quadro in cui la stessa Authority è accusata di aver agito con lentezza su nodi-chiave del mercato della telefonia, lasciando così inalterati certi equilibri a tutto vantaggio degli operatori dominanti usciti dall’epoca del monopolio di stato.
Non che un simile quadro sia facile da affrontare. Proprio perché si arriva da una situazione di mercato bloccata, in cui agli operatori dominanti viene ancora oggi garantita la proprietà delle infrastrutture di accesso, agire rimane tutt’altro che facile. Da parte loro gli incumbent, secondo Tele2, “individuano di frequente nuove problematiche procedurali, tecniche e legali per ostacolare l’apertura dei settori più promettenti del mercato, come la telefonia fissa o l’ADSL”.
Tele2 nel suo studio non si limita però a criticare una situazione di cui in Italia sono ben consci da tempo anche gli utenti. E propone dieci punti attorno ai quali si potrebbe costruire, a suo dire, un nuovo mercato veramente concorrenziale in linea con le disposizioni delle autorità europee e dei singoli paesi.
Si parla quindi della necessità che i carrier offrano condizioni di accesso agli altri operatori che siano valide sul piano commerciale e non discriminatorie, della carrier preselection da garantire anche attraverso l’ordine verbale (via telemarketing) ma anche della necessità di consentire e sostenere lo sviluppo degli operatori virtuali, di dare alle singole autorità sufficienti uomini e mezzi per operare con la stessa dinamicità del mercato.
Ma i due punti fondamentali trattati da Tele2 sono gli ultimi del decalogo: il primo riguarda la necessità di pervenire, per gli incumbent, ad una separazione delle attività di servizi rispetto al possesso dell’infrastruttura fisica; il secondo l’esigenza che le nuove offerte e tariffazioni degli incumbent siano approvate dai garanti ex ante, ossia prima che queste arrivino sul mercato.