Milano – L’appello che AIIP ha rivolto pochi giorni fa all’ Agcom , per chiedere di favorire un regime di libera concorrenza nel mercato della banda larga, è stato fatto proprio da Altroconsumo , che rileva gli effetti negativi che la posizione dominante di Telecom Italia esercita sugli operatori e che si ripercuotono sugli utenti.
L’avvocato Marco Pierani, responsabile relazioni esterne istituzionali di Altroconsumo, spiega che l’associazione ribadisce, “anche nell’interesse dei consumatori, che il provvedimento in fase di approvazione che determinerà le regole per il mercato della banda larga all’ingrosso dovrà contemperare equamente gli interessi dei competitor dell’ex monopolista”.
La situazione attuale richiede quindi una svolta importante perché “di fatto – spiega Altroconsumo – a otto anni dall’apertura del mercato, i consumatori non sono ancora stati posti nelle condizioni di svolgere, attraverso l’esercizio di una scelta libera e consapevole, quel ruolo fondamentale che renderebbe il mercato più concorrenziale, premiando gli operatori più efficienti. Nella telefonia fissa e nell’accesso a banda larga, in particolare, la posizione dominante dell’ex monopolista permane ingombrante. Il meccanismo dell’unbundling, che dovrebbe consentire al consumatore di poter passare agevolmente agli operatori alternativi evitando il balzello del canone, rimane macchinoso e difficilmente percorribile”.
Altroconsumo cita poi un esempio di come i meccanismi procedurali imbriglino l’utente: “il consumatore che lascia Telecom Italia per aderire all’offerta di un altro operatore in unbundling non può passare poi direttamente ad altro operatore mantenendo il proprio numero, ma deve per forza ritornare a Telecom (pagando i 150 euro per il nuovo allacciamento) e poi eventualmente da lì transitare a Infostrada, Tele2, Fastweb… sborsando in alcuni casi altre somme (90 euro nel caso di Fastweb) e una probabile penale per aver disdetto in anticipo il contratto con Telecom Italia. Tutto questo avviene in palese lesione della normativa vigente senza che l’AGCOM abbia comminato sanzioni di sorta contro l’ex monopolista. Insomma, il consumatore accorto che vuole passare da un operatore all’altro per far giocare la concorrenza a suo vantaggio è costretto a ripassare ogni volta per Telecom Italia. È un po’ come nel gioco del Monopoli dove si è costretti a passare ad ogni giro dal Via, con una differenza in negativo però data dal fatto che nel “Monopoli Italiano della telefonia” ad ogni giro invece di prendere i soldi dal Via si paga pegno a Telecom Italia!!!”
La precarietà e la macchinosità di questo quadro, dipinto con tinte assai poco confortanti per i competitor di Telecom (operatori e provider) e per gli utenti, secondo Altroconsumo può evolvere positivamente con l’attuazione dello scorporo della rete fissa: “Bisognerà però verificare – avverte l’associazione – che la separazione non rimanga solo sulla carta rivelandosi fittizia: perché questo sia possibile, e per evitare che Telecom Italia mantenga di fatto il controllo di leve utilizzabili in modo anticompetitivo, occorre fare in modo che l’Autorità che regolamenta il settore sia più autorevole ed efficiente, e sia dotata degli strumenti per svolgere effettivamente il proprio compito”.
“Che l’AGCOM sia stata in questi anni completamente assente per quanto riguarda la vigilanza e il controllo – commenta l’associazione – è un dato di fatto sotto gli occhi di tutti. In tale ottica il rafforzamento delle sanzioni a disposizione dell’Autorità previsto in Finanziaria appare indubbiamente un segnale di attenzione alla problematica da parte del Governo vieppiù giustificato dal fatto che il controllo della rete oltre ad avere conseguenze sulla concorrenza pone e porrà sempre più in futuro anche preoccupazioni per quanto concerne il libero accesso ai contenuti e la pluralità dell’informazione”.
L’adozione di queste misure, conclude Altroconsumo, rischierà di risultare inutile senza una radicale riforma della legge istitutiva e della governance dell’Autorithy, che possa garantirne l’assoluta indipendenza da poteri politici ed economici e che porti il Consiglio dell’Autorità “a rispondere più adeguatamente al proprio mandato di garanzia nell’interesse generale, a tutela dei cittadini-consumatori e per un controllo efficiente del mercato”.
Dario Bonacina