Atteso da anni, il progetto di societarizzazione della rete di accesso è stato approvato nel corso di una riunione lampo del Consiglio di Amministrazione di Telecom Italia. Con l’astensione di Telefonica – il presidente César Alierta è risultato assente per motivi personali, mentre Julio Linares si è appunto astenuto – e il voto contrario di Luigi Zingales (Assogestioni), i vertici della telco tricolore hanno mostrato il primo segnale di via libera allo scorporo della rete fissa .
A seguito del mandato attribuito al management nello scorso 11 aprile – lo stesso presidente di Telecom Italia Franco Bernabé aveva chiesto la formulazione di una valutazione economica del tratto di rete che si vorrebbe conferire alla newco – il CdA ha approvato lo specifico percorso operativo di fattibilità per la separazione della rete di accesso dall’attuale struttura societaria.
“Nella nuova società confluiranno attività e risorse relative allo sviluppo e alla gestione della rete di accesso passiva, sia in rame sia in fibra, nonché alla componente attiva della fibra rappresentata da OLT ( Optical Line Termination ) e Cabinet – si legge nel comunicato diramato da Telecom Italia – Il nuovo soggetto garantirà a tutti gli operatori (Operatori alternativi e Telecom Italia) l’accesso alla rete fissa, applicando il modello di parità di trattamento denominato a livello europeo di Equivalence of Input (EoI). I servizi offerti dalla nuova società a tutti gli operatori comprenderanno, tra l’altro, l’ Unbundling del Local Loop (ULL) e il Virtual Unbundling Local Access (VULA) per le reti di nuova generazione basate su architetture FTTCab e FTTH”.
La telco del Belpaese ha poi annunciato che i vertici dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) verranno informati dello stesso progetto volontario di scorporo della rete, ma anche degli eventuali cambiamenti che si renderanno necessari in futuro, anche alla luce delle risultanze che emergeranno dalla valutazione della stessa AGCOM sulla portata della modifica o revoca dei vigenti obblighi regolamentari . “Il Consiglio di Amministrazione ha altresì ribadito il mandato al management (già formalizzato in data 6 Dicembre 2012) affinché proseguano i contatti in corso con la Cassa Depositi e Prestiti per un eventuale suo ingresso nel capitale della società della rete di accesso”, conclude il comunicato di Telecom Italia.
Mentre Piazza Affari segna una flessione del 2,52 per cento (a 0,62 euro) dopo l’annuncio del CdA, l’esperto Stefano Quintarelli ha sottolineato come non siano stati inseriti “gli apparati attivi per il rame e la descrizione dei servizi offerti”, ad indicare chiaramente che il bitstream non verrà offerto dalla società rete, ma da Telecom Italia.
“In termini regolamentari, il mercato di riferimento è il mercato 5 – spiega Quintarelli dalle pagine del suo blog – che prevede la regolamentazione del bitstream e per il quale c’è in corso uno studio da parte di AGCOM. Se il bitstream dovesse essere deregolamentato, la decisione di TI avrebbe molto senso. Avrebbero in pratica ogni potere di vita e di morte sui concorrenti che usano il bitstream (praticamente tutti). Viceversa, se il bitstream non fosse deregolamentato, costi e prezzi sono noti e forse sarebbe stato meglio (ma non ho i numeri ed i trend) attualizzare i flussi di cassa relativi estraendo più valore dalla societarizzazione”.
Se Quintarelli ha escluso – almeno in tempi brevi – l’ingresso della Cassa Depositi e Prestiti senza un preciso impegno dal top management del governo, il ministero dell’Economia e delle Finanze ha aperto la porta ad “eventuali sinergie tra Metroweb ed una eventuale società della rete di Telecom”, che “permetterebbero di ottimizzare gli investimenti nel settore, minimizzare le sovrapposizioni possibili nella costruzione di più reti nelle stesse città, promuovere una tempistica accelerata e ridurre i costi della costruzione dell’infrastruttura”.
Come annunciato dallo stesso ministero tricolore, la “Cassa Depositi e Prestiti ha comunicato di aver fornito la propria disponibilità, anche tramite il Fondo Strategico Italiano, a valutare un investimento in una società della rete di Telecom Italia finalizzato al finanziamento degli interventi di ammodernamento necessari”.
Mauro Vecchio