Agcom ha diffidato Telecom Italia affinché interrompa il lancio del servizio Prime , presentato ai clienti tramite una campagna di comunicazione avviata il 22 febbraio scorso e adottato per rimodulare i profili base di telefonia mobile.
Il caso è arrivato all’attenzione dell’Antirust lo scorso marzo, quando TIM è stata denunciata dai consumatori di ADUC: secondo l’accusa il servizio aggiuntivo Prime, imposto in automatico ai suoi utenti in regime di opt-out, costituirebbe non una modifica delle condizioni economiche del piano base ma “un servizio aggiuntivo a pagamento non richiesto”. Per quanto, infatti, TIM l’abbia presentato come “una rimodulazione” della sua offerta commerciale dei profili tariffari di base (una pratica eventualmente conforme all’articolo 70, comma 4, del Codice), TIM Prime propone “una direttrice di traffico voce e SMS illimitati verso una numerazione Tim scelta dal cliente al costo di 49 centesimi a settimana, a fronte di una serie di vantaggi attivabili su richiesta dei clienti”, tra cui “biglietti cinema 2×1,assistenza diretta di un operatore TIM al 800.000.916, possibilità di vincere smartphone con Ricarica+, abilitazione alla velocità 4G”.
Come nel caso di Vodafone Exclusive , insomma, dietro la maschera della rimodulazione della tariffa di base, la telco ha introdotto, senza il consenso espresso e preventivo dei clienti, un “servizio accessorio aggiuntivo non richiesto”: d’altra parte la navigazione sulla rete 4G è consentita solo a coloro che dispongono della condizioni tecniche necessarie, i 2 ingressi al cinema sono garantiti solo ad un numero circoscritto di cinema aderenti e l’accesso al servizio clienti dedicato è meramente aggiuntivo rispetto al servizio clienti già esistente.
In generale , “se attuato avrebbe comportato un aggravio di oltre 2 euro al mese per milioni di utenti del servizio”, trasformando oltretutto profili tariffari base a consumo in profili di fatto ad abbonamento con addebiti settimanali.
Se Telecom Italia Spa procederà comunque all’attivazione di Tim Prime, incorrerà in sanzioni fino a 2 milioni e mezzo di euro .
Inoltre ADUC afferma ora di essere pronta a procedere con una class action a tutela dei consumatori se Telecom Italia non renderà il servizio ad adesione preventiva e non opt-out.
La stessa strada, d’altra parte, che ADUC intende seguire per Vodafone Exclusive: la condanna dell’antitrust nei confronti di tale servizio riguarda solo i contratti di telefonia che gli utenti hanno sottoscritto dopo il 13 giugno 2014 e ad avviso dell’Autorità, l’articolo 65 del codice del consumo, che vieta l’attivazione con silenzio assenso e che è stato introdotto nel 2014, si può applicare solo ai contratti conclusi dopo tale data. Oltre a tentare la causa della class action, ADUC ha chiesto all’Antitrust un nuovo provvedimento di condanna per l’attivazione illegittima del servizio anche per i 15 milioni di clienti che hanno attivato la propria SIM prima del 13 giugno 2014 trattandosi comunque di condotta commerciale aggressiva e scorretta.
Claudio Tamburrino