Deliberato alla fine dello scorso maggio, l’atteso progetto di societarizzazione della rete di accesso verrà messo in standby su decisione del Consiglio di Amministrazione di Telecom Italia. La telco tricolore ha infatti subordinato la prosecuzione delle attività di scorporo della rete fissa alla verifica dei principali aspetti regolatori , dopo le precisazioni diramate dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) sui prezzi dei servizi di accesso alla rete in rame per l’anno 2013.
“Nel ribadire l’importanza del progetto non solo per Telecom Italia ma per lo sviluppo del sistema di telecomunicazioni del Paese, il CdA ha preso atto che le incertezze introdotte dalle recenti decisioni dell’AGCOM rischiano di comprometterne la fattibilità – si legge in un sintetico comunicato stampa rilasciato da Telecom Italia – Ha pertanto deliberato che, prima di procedere ad ulteriori fasi implementative dello stesso, sia verificata la coerenza dei contenuti e del percorso regolatorio con le assunzioni alla base del progetto”.
Tra le precisazioni espresse da AGCOM, i prezzi relativi ai servizi di accesso alla rete in rame si riferiscono al solo 2013 e non hanno alcun legame diretto con quelli del triennio successivo . Le variazioni dei canoni dei servizi bitstream e WLR sono conseguenza di un adeguamento della metodologia usata nel periodo 2009-2010. “Per il bitstream, come previsto, si è adottato il criterio dell’orientamento al costo, rispetto al principio del retail minus – si legge nella nota dell’Autorità – Per il LLU, si sono registrati guadagni di efficienza da parte di Telecom Italia nell’attività di manutenzione correttiva: ciò ha condotto alla corrispondente contrazione dei canoni LLU”.
In particolare, AGCOM ha abbassato da 9,28 a 8,68 euro (-6,47 per cento) il canone mensile per l’ultimo miglio, e Telecom Italia ha stimato un impatto sui ricavi per 110 milioni di euro su base annua rispetto al 2012. La proposta è già stata comunicata ai vertici della Commissione Europea, che dovrebbe esprimersi in merito entro la fine di questo luglio. “È ben noto che l’Autorità sta svolgendo un’analisi preliminare che si concluderà a fine mese – si legge ancora nella nota dell’Autorità tricolore – per verificare che la proposta di scorporo risponda ai prerequisiti di affidabilità e serietà previsti dal Berec. Solo a settembre, quindi, superato questo vaglio preliminare, l’Autorità avvierà un’analisi coordinata dei mercati dell’accesso”.
Il blocco annunciato dal CdA di Telecom Italia ha provocato la reazione immediata degli OLO sul mercato italiano, da Wind a Fastweb. “Gli operatori telefonici, Wind, Vodafone e Fastweb, ritengono davvero sorprendente la decisione odierna del Cda di Telecom Italia di condizionare l’operazione di scorporo della rete alla verifica degli aspetti regolatori, attribuendone la responsabilità alla definizione dei prezzi wholesale 2013 (ULL, WLR e bitstream) da parte dell’AGCOM, che ha semplicemente operato in linea con quanto prescrive la regolamentazione”, come si apprende da una nota congiunta delle tre aziende.
Nella visione degli stessi OLO, AGCOM avrebbe semplicemente applicato i principi di regolamentazione per i prezzi relativi al 2013, ponendosi in controtendenza rispetto ad anni di aumenti che avrebbero portato alla chiusura del mercato del fisso dominato da Telecom Italia . “L’ex-monopolista resta comunque l’operatore fisso con la più alta quota di mercato e con la più alta marginalità (48 per cento) – si legge nella nota – Viene da chiedersi allora se quello che veniva presentato come una misura industriale necessaria per vivificare il mercato e la concorrenza, non sia stato in realtà un espediente per mettere un’indebita pressione sull’autorità indipendente di regolamentazione allo scopo di condizionarne le decisioni”.
Esperto storico della Rete italiana, Stefano Quintarelli (oggi deputato per Scelta Civica) ha sottolineato come Telecom Italia sarà alla fine costretta allo scorporo come unica possibilità di restare sul mercato tricolore. “Nel 2006, quando ero presidente di AIIP ( principale associazione dei provider italiani, nda ) dicevo che i costi di bitstream erano troppo alti. I miei successori l’hanno ribadito. Ora la scelta di AGCOM di tagliarli del 22 per cento sembra dare ragione ai provider”.
Ex-ministro alle Comunicazioni, Paolo Gentiloni (PD) non teme che la decisione di AGCOM possa in qualche modo bloccare le attività di societarizzazione della rete di accesso da parte di Telecom Italia. “Come sanno gli addetti ai lavori, le due cose sono separate, la decisione AGCOM è frutto di un’analisi che va su un binario parallelo e che è cominciata da tempo – ha spiegato Gentiloni – È un lungo processo. Era improprio attendersi sconti regolatori per il solo annuncio dello scorporo. E adesso, per questo stesso motivo, è improprio pensare che ci saranno conseguenze per questa decisione AGCOM”.
Mauro Vecchio