Mentre Oltralpe si discute dell’interessamento di Orange alle azioni di Telecom Italia, nella Capitale si assiste a un nuovo capitolo nella storia del primo operatore del mercato del Belpaese: con un nuovo logo, un nuovo nome e una nuova modernissima sede che è già in costruzione all’EUR , l’azienda guidata dall’amministratore delegato Marco Patuano prova a rinfrescare la sua immagine e il ruolo che ricopre oggi nel panorama delle telecomunicazioni italiane ed internazionali.
Il racconto della giornata parte proprio dal nuovo quartier generale che lo studio d’architettura UNO-A sta già costruendo a Roma: sorgerà al posto dell’attuale struttura abbandonata conosciuta come Torri Ligini , da anni simbolo di una cattiva gestione della cubatura edilizia nel quartiere EUR, e restituirà ai cittadini della Capitale una zona centrale del distretto da troppo tempo in cattive condizioni. L’intera struttura sarà composta da tre torri in travertino, il materiale più tipico del quartiere EUR secondo l’architetto Ombra Bruno che ha firmato il progetto vincitore della selezione, a cui si sommerà un ampio spazio verde percorribile a piedi e un singolo palazzo più basso che insieme faranno da cornice al nuovo distretto.
L’approccio scelto da Telecom Italia è quello di creare una autentica icona dell’architettura: il travertino, materiale nobile sfruttato sin dai tempi dell’Antica Roma, sarà declinato in una versione altamente tecnologica che garantirà un basso impatto ambientale; l’aspetto delle torri è studiato per creare un suggestivo colpo d’occhio che richiama la “T” che costituisce la base del nuovo logo presentato ieri. L’organizzazione interna degli spazi, infine, seguirà l’approccio del cosiddetto smart working : non ci saranno postazioni fisse per i dipendenti , che potranno muoversi liberamente per creare spontaneamente i gruppi di lavoro funzionali ai compiti che gli sono stati assegnati, senza doversi preoccupare inoltre delle incombenze quotidiane grazie alla presenza di asili, palestre e altri servizi per il personale (compresa la consegna della spesa alimentare).
Lo stesso approccio sarà seguito in altre 10 città italiane, le più importanti per quanto attiene la presenza di Telecom in termini di metri quadrati occupati e numero di dipendenti coinvolti (30mila): l’azienda ha avviato una complessa ed estesa razionalizzazione del suo patrimonio real estate , ovvero punta a ridurre il numero di edifici e strutture che ospitano i suoi uffici e le sue centrali. Al termine di questa razionalizzazione saranno ristrutturati 400mila metri quadrati in 50 edifici , e saranno liberati 700mila metri quadrati che oggi sono pressoché inutilizzati (tanto per fare un esempio, le centrali telefoniche sono diventate estremamente più compatte negli ultimi anni: dove un tempo occorreva un appartamento, oggi basta una stanza), e saranno acquistati alcuni edifici ritenuti strategici. 300 milioni di euro saranno investiti in questa operazione, in parte recuperati grazie ai risparmi ottenuti dal termine delle locazioni summenzionate: tra l’altro sarà dismessa la sede di Corso Italia, fino a oggi edificio più rappresentativo della presenza di Telecom sul territorio e a Roma in particolare.
L’altra metà del cambiamento riguarda il logo e la denominazione dell’azienda che serve oltre 40 milioni di clienti in Italia e più di 70 in Brasile: da oggi Telecom Italia sarà semplicemente TIM per i suoi clienti, e a testimoniare questa novità ci sono una nuova veste grafica del marchio (realizzata da Interbrand) e una campagna che attraverso tre testimonial punta a far conoscere al pubblico le nuove ambizioni di Patuano e soci. Restano i colori, blu e rosso, cambia tutto il resto : la vecchia onda analogica del logo che fu anche di SIP lascia spazio a un pittogramma che mostra in silhouette la lettera “T” ma che richiama anche un ideogramma che significa “montagna”.
Per presentare il nuovo logo sono stati ingaggiati, come detto, tre testimonial: il primo, il più suggestivo, è Sir Tim Berners Lee (sì, è probabile che l’abbiano scelto perché si chiama Tim) che in 60 secondi racconterà proprio come Fabio Fazio e Pif le opportunità di crescita e sviluppo che la tecnologia ha in serbo per l’umanità. Gli spot saranno in onda nelle prossime settimane in TV e su altri media: per l’intera campagna è prevista una spesa attorno ai 250 milioni di euro, che comprendono anche tutto il materiale necessario ad aggiornare insegne e comunicazione nelle sedi TIM e nei punti vendita.
Luca Annunziata