Telecom ha annunciato ai sindacati di categoria (proprio nel giorno dello sciopero nazionale per protestare contro il piano industriale dell’AD Franco Bernabé e dei suoi tagli al personale) l’avvio della procedura prevista dalla legge 223 del 1991 che regola i licenziamenti collettivi.
3.700 licenziamenti che costituiscono solo una prima tranche di un piano che in totale prevede 6.800 esuberi per il triennale 2010-2012 . Con inoltre il rischio, paventato dai sindacati, di vedere 7-8 mila addetti al settore assistenza clienti esternalizzati alla controllata Telecontact.
La procedura prevista dalla legge per un elevato numero di licenziamenti prevede ora 75 giorni in cui i sindacati e i dirigenti dovranno sedersi ad un tavolo e contrattare : tra le possibilità possono rientrare la messa in mobilità o la cassa integrazione. Poco più di due mesi per decidere il destino dei lavoratori Telecom ritenuti di troppo, un’estate caldissima.
Neanche il tempo di tirare le somme dello sciopero che Alessandro Genovesi di CGIL ha dovuto rispondere all’annuncio: “È un comportamento vergognoso da parte di un’azienda che nel 2009 ha fatto utili per un miliardo e mezzo di euro, che ha già circa mille lavoratori in contratto di solidarietà (quindi con stipendi integrati da risorse pubbliche) e che continua a remunerare a peso d’oro dirigenti e manager”.
L’opposizione, con Vincenzo Vita del PD, parla di “vicenda gravissima”: “L’azienda è in utile – denuncia – e in una fase di crisi del Paese, se neppure un settore che malgrado tutto regge riesce a evitare di intaccare i livelli occupazionali, vuol dire che siamo a un punto drammatico”.
Il viceministro allo Sviluppo economico Paolo Romani, e il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, hanno deciso di convocare i vertici dell’azienda entro la prossima settimana : i due hanno fatto sapere che “è necessario procedere con la massima cautela rispetto agli snodi che riguardano l’industria delle telecomunicazioni italiana”.
Claudio Tamburrino