Milano – Convergenza, estensione del broad band, migliore qualità, servizi avanzati per le comunicazioni: questi gli obiettivi di interesse per gli utenti che Telecom Italia ha dichiarato di voler conseguire presentando, venerdì scorso, il piano industriale del Gruppo per il periodo 2008 – 2010. Un piano “realistico”, senza “miracoli” o “fuochi d’artificio”, come è stato definito dal presidente Gabriele Galateri e dall’amministratore delegato Franco Bernabé, che ha riscosso consensi contrastanti per i suoi contenuti tecnici e finanziari.
In tre anni l’azienda prevede di attuare una profonda riorganizzazione, che le consentirà di raggiungere “efficienze che dovrebbero portare una riduzione complessiva di costi ed investimenti, a livello di Gruppo, di circa 1,2 miliardi di euro”. Gli investimenti previsti ammonteranno comunque a 15 miliardi di euro: 11 riguarderanno il mercato italiano, mentre il resto sarà destinato ad obiettivi di espansione internazionale, principalmente in Germania e America Latina.
Per quanto riguarda il mercato nazionale, Telecom dichiara di voler migliorare i livelli di servizio e la solidità dei brand con cui opera (Telecom Italia, TIM, Alice, Virgilio) includendo in questo discorso la trasparenza nell’azione di vendita e un più efficiente customer care. Il gruppo intende puntare molto sulla convergenza fisso-mobile, estendendo le possibilità di comunicazione domestica da terminali sia fissi sia mobili, in casa, in ufficio o in mobilità. Per arrivare a questo non può esimersi dal far crescere il proprio network sul fronte della banda larga e sui servizi che integrano voce, dati e video.
L’incumbent promette innanzitutto di estendere l’utilizzo della fibra ottica, il cui percorso sarà allungato dalle centrali ai cabinet, quando non addirittura agli edifici, concretizzando il progetto NGN2 (Next Generation Network) per portare nelle case degli italiani ADSL 2+, VDSL e VDSL 2, con un piano che – a medio lungo termine – arriverà a rendere più capillare la disponibilità di broad band. La nuova infrastruttura – dichiarata accessibile agli operatori alternativi, con cui la compagnia telefonica promette rapporti più trasparenti a livello wholesale – consentirà a Telecom Italia di offrire ad un più largo bacino di utenza telefonia, connettività, IPTV e altri servizi innovativi. Parallelamente si investirà anche sul fronte della comunicazione mobile, estendendo la copertura HSDPA e nel 4G.
100 milioni di euro saranno investiti nei prossimi due anni in manutenzione preventiva e questo dovrebbe portare ad una minore incidenza dei guasti nella vita degli utenti.
Il piano mira dunque ad un generale consolidamento del gruppo con investimenti mirati e al contenimento della propria posizione debitoria. I mercati finanziari lo hanno giudicato eccessivamente prudente e hanno penalizzato il titolo Telecom in borsa.
Ma le opinioni non sono tutte negative : “Non si tratta di un piano inerziale, ma dell’unico piano possibile in due mesi di attività di questo management” ha commentato il professor Luigi Prosperetti dell’Università Statale di Milano. E il professor Maurizio Dècina, del Politecnico di Milano, in merito al piano precisa: “Non è mirabolante ma oggi Bernabé è tornato a parlare di industria. L’organizzazione attuale è molto in linea con l’approccio di Telefonica, la best performer negli ultimi anni – precisando che – si tratta solo di strategic guidelines non di un piano vero e proprio. Per la prima volta, come ha annunciato Bernabé, il piano analitico arriverà ex-ante (a fine 2008) e non quasi a metà anno, riportando la prassi della pianificazione nei tempi standard”.
Ma è proprio per questo che la Borsa ha “punito” l’incumbent. Il Telecom Day , l’incontro con la comunità finanziaria, ha lasciato molte bocche asciutte. C’erano molte attese in merito a prospettive di crescita, possibilità di acquisizioni e altre novità significative. Ma il nuovo management – “nuovo” perché alla guida dall’azienda da neppure tre mesi – ha rimandato tutto a fine 2008: “Abbiamo solo fatto un’operazione di chiarezza per ripartire bene, non significa che ci sottraiamo da un impegno molto forte” ha puntualizzato Bernabé. “Tutti avevano chiara la situazione, il mercato conosceva il debito (35,7 miliardi a fine 2007) e la situazione dell’azienda, non ci doveva essere una grande sorpresa. Il taglio al dividendo (da 0,14 a 0,08 euro) è in linea con quello dei nostri pari”.
“Lavoreremo per un nuovo piano, pronto a fine anno, per riposizionare l’azienda in una normale ripianificazione aziendale” ha indicato l’amministratore delegato, fissando un nuovo appuntamento per aggiornare quanto presentato la scorsa settimana alla luce dei risultati conseguiti.
Dario Bonacina