Web (internet) – Ancora una volta Telecom Italia è nell’occhio del mirino dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato a seguito della denuncia dell’ANTOUT (Associazione Nazionale per la Tutela degli Operatori ed Utenti della Telefonia) presentata lo scorso novembre. La denuncia, che prende di mira le pubblicità di ClubNet, è ora il “motore” di un procedimento ufficiale per pubblicità ingannevole voluto dall’Antitrust.
Nella denuncia presentata, l’associazione lamenta l’utilizzo improprio della parola “Gratis” senza che nei messaggi pubblicitari si faccia alcun riferimento ai costi per minuto di collegamento. Non solo, l’associazione lamenta anche la costrizione sull’utente ClubNet a collegarsi, per avere informazioni sull’attivazione, ad un numero 166 con tariffe da telefono erotico.
Anche per questo, nella denuncia l’associazione ha chiesto all’Autorità la sospensione cautelare dei messaggi pubblicitari fino a conclusione del procedimento, in virtù del fatto che gli utenti hanno il diritto di sapere a priori le spese a cui vanno incontro accedendo alle offerte pubblicizzate. Anche questa richiesta è stata accolta dall’Autorità “in relazione alla sussistenza di gravi e motivate ragioni di urgenza”.
Ma i guai per Telecom non sembrano finire qui. Nel mirino dell’Antitrust, infatti, è finita anche la pubblicità “Nuova opzione autoricarica 190” di TIM che ANTOUT ha denunciato come spot ingannevole perché il messaggio non indica l’importo di 10mila lire che viene richiesto per accedere all’opzione. Nella stessa pubblicità, inoltre, l’ANTOUT ha rilevato la presenza di caratteri microscopici per indicare il costo reale, ben differente dalle 190 lire al minuto pubblicizzate a caratteri cubitali.
ANTOUT, in un comunicato, ricorda che il gruppo dell’ex monopolista ha già subìto 30 sentenze passate in giudicato per pubblicità ingannevole negli ultimi due anni. Gli avvocati dell’associazione in questi giorni, dopo aver valutato attentamente quanto avvenuto negli ultimi due anni, stanno preparando regolare denuncia contro il gruppo Telecom Italia per i reati di truffa continuata ed aggravata proprio in virtù delle sentenze passate in giudicato per pubblicità ingannevole.