Nei giorni che sembrano decisivi per il futuro di Telecom Italia si susseguono rumors, voci, conferme e smentite sulle evoluzioni – anche politiche – della vicenda. Al centro di molte discussioni, le possibilità di un intervento istituzionale, ossia del Governo.
Lo sguardo è rivolto verso il modello inglese, in cui la rete viene gestita da una specifica divisione di British Telecom (ex monopolista, ndr), che pur annovera – nel proprio consiglio di amministrazione – alcuni rappresentanti dell’Authority TLC. Il Governo sarebbe dunque orientato ad una separazione amministrativa tra servizi e rete, asset di primaria importanza che tutti sperano rimanga italiano e nella mani di una “società di garanzia di transito”, come l’ha definita il premier Romano Prodi. Un ente, cioè, a cui tutti gli operatori attivi si possano rivolgere in un regime di concorrenzialità.
Sono molte le richieste di un provvedimento legislativo mirato a concretizzare tale possibilità: a favore è Antonio Di Pietro, ministro delle Infrastrutture, che auspica anche la stesura di un decreto volto a tutelare i piccoli risparmiatori: “Ho aderito all’iniziativa che Beppe Grillo ha lanciato nel suo sito – si legge nel blog del ministro – ma le adesioni che ha ricevuto non potrà farle pesare per colpa di una legge burocratica che lo impedisce e che dobbiamo modificare. Il sistema va riformato, in particolare le scatole cinesi, quel meccanismo di intrecci societari a cascata che permette a Olimpia di Tronchetti Provera di controllare il 75% del consiglio di amministrazione di Telecom Italia con il 18% del capitale”.
L’obiettivo dichiarato dal Ministro delle Comunicazioni Gentiloni è di “rafforzare i poteri dell’ Autorità delle Comunicazioni per poter procedere alla separazione della rete Telecom”. Uno scorporo che, sul modello inglese appunto, sia funzionale e non societario. In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera , Gentiloni ha chiarito: “Non stiamo parlando di statalizzazione della rete. Resta di proprietà di Telecom, chiunque siano gli azionisti, ma con una sovranità sulle regole del suo funzionamento”.
“In Inghilterra – ha aggiunto il ministro – non hanno scelto la separazione societaria, ma la completa autonomia della divisione della rete che ha perfino cambiato sede fisica. La governance è frutto di un’indicazione mista: una parte la nomina British Telecom e una parte, la più rilevante, l’Authority inglese Ofcom”. Secondo Gentiloni, l’operazione potrebbe essere posta in essere “nel giro di un anno”.