Gli utenti gioiscono e la rete fa festa: telefonia, Internet e TV figurano fra i primi argomenti affrontati dal pacchetto Bersani , un complesso di misure che il Ministero per lo Sviluppo Economico dichiara di voler introdurre per tutelare consumatori e imprese. Tema di apertura del documento: il credito prepagato per telefoni cellulari, con esplicito riferimento alla petizione varata per abolirne i costi di ricarica.
“La trasparenza è d’obbligo – si legge nella nota – il costo della ricarica deve corrispondere al traffico telefonico acquistato”. Il Ministero accende così il semaforo rosso “ai costi fissi e ai contributi per la ricarica di carte prepagate (anche via bancomat o in forma telematica) aggiuntivi rispetto al costo del traffico telefonico richiesto”.
È, a tutti gli effetti, l’accoglimento di quanto chiesto dalla petizione online varata la scorsa primavera da Andrea D’Ambra: nel comunicato diffuso dal Ministero si legge infatti: “Il governo risponde alla petizione dei consumatori alla Commissione UE che ha ormai superato le 810mila firme”. E D’Ambra, nell’esprimere la sua soddisfazione per il raggiungimento di questo obiettivo, comunica che Generazione Attiva , l’associazione di difesa dei consumatori di cui è presidente, già apre il nuovo fronte di battaglia: assisterà i propri iscritti nella richiesta di rimborso per tutti i costi di ricarica sostenuti finora.
Sempre nel comunicato del Governo, nelle righe immediatamente successive al paragrafo sui costi di ricarica, si legge un’altra novità non trascurabile: “Il credito telefonico delle carte prepagate non può più avere una scadenza (oggi è generalmente pari a 12 mesi)”. Si introduce così un concetto di credito prepagato che non si estinguerà (né si rivaluterà) con il passare del tempo. E questo farà sicuramente piacere, innanzitutto, a chi effettua ricariche di rado, come coloro che possiedono un cellulare solo per essere rintracciabili, generando quindi un traffico telefonico irrisorio. Ma è verosimile che questo non dispiacerà, in futuro, a quanti sfrutteranno il proprio telefono cellulare come strumento di pagamento, utilizzando il proprio credito residuo come alternativa meno costosa alle funzionalità offerte dai telefonini abilitati al mobile payment (di prossima introduzione anche da parte di Wind ).
Sempre in tema di telefonia, Internet e TV, il pacchetto Bersani prevede più libertà, per i consumatori, di recedere dai contratti che li legano agli operatori . “Salta l’obbligo per gli utenti – spiega il comunicato – di restare fedeli agli operatori di telefonia e di reti televisive e di comunicazione elettronica, indipendentemente dalla tecnologia utilizzata: i contratti di adesione stipulati con tali operatori devono prevedere la facoltà del contraente di recedere dal contratto in qualsiasi momento e senza spese non giustificate da costi dell’operatore (alcuni operatori oggi impongono la fornitura del servizio per 12 mesi). Gli operatori non possono, inoltre, imporre un obbligo di preavviso superiore a 30 giorni”. L’attuazione delle nuove disposizioni, e l’applicazione delle sanzioni in caso di inadempienza, saranno compito dell’ Agcom .
Una questione bollente, in particolare per gli utenti ADSL che lamentano disservizi e che spesso si trovano incastrati in contratti a lunga scadenza loro malgrado. Ma attenzione, avverte Stefano Quintarelli sul suo blog: “I vincoli attuali sono tutti giustificati, temo (al limite salvo Telecom Italia quale detentore della rete che fornisce in ULL) e chi decide se il vincolo che Telecom si pone a se stessa e pone agli altri operatori è giustificato?”.
Non si dovrà aspettare il lungo iter di un disegno di legge: per affrontare questi aspetti (ed altri, in tema di trasporti, assicurazioni, mutui immobiliari, accessibilità di attività commerciali ecc.) il pacchetto Bersani sarà adottato con decreto legge: appena entrato in vigore gli operatori dovranno adeguarsi entro il termine di 30 giorni . All’unanime soddisfazione del popolo della rete, si affianca quella delle associazioni di consumatori. Antonio Longo, presidente del Movimento Difesa del Cittadino giudica “Ottima l’abolizione dei costi di ricarica del cellulare, che renderà più trasparente l’offerta dei gestori e più consapevoli le scelte degli utenti”.
“Le ricariche telefoniche – prevede invece Federconsumatori – subiranno il taglio dei costi che comporterà, per ogni famiglia italiana, un risparmio annuo di circa 260 euro”.
“Come si fa a non essere d’accordo con l’abolizione dei costi fissi di ricarica telefonica, uno scandalo tutto italiano?” dichiara l’ Unione Nazionale Consumatori , ripetendo le parole dello slogan utilizzato da Andrea D’ambra nella petizione.
Non mancano però le critiche, non sulle problematiche su cui il governo è intervenuto o sulla validità degli obiettivi, ma sulla scelta di una soluzione legislativa per affrontare questi aspetti.
Sull’abolizione dei costi di ricarica, secondo Altroconsumo e Aduc , l’intervento diretto del Governo è un segnale dell’immobilità dell’ Agcom , a loro dire incapace di intervenire con decisione e tempestività.
“Il Governo non può sostituirsi ad un’Autorità inefficiente in ostaggio degli operatori di telefonia: urge la riforma della governance delle Authority, a partire dall’AGCOM sino a quella dei servizi finanziari, dove la voce dei consumatori deve pesare molto di più” ha sottolineato Paolo Martinello, presidente di Altroconsumo. La mancanza di una sinergia Stato-Authority, secondo Aduc, può essere rischiosa perché i prezzi potrebbero diminuire se lo Stato imponesse i tetti massimi da non superare. Il rischio ipotizzato dall’associazione è che, aboliti i costi di ricarica, i gestori di telefonia possano rifarsi con aumenti dei costi dei consumi .
“A nostro avviso – afferma Aduc – lo Stato dovrebbe intervenire solo in ciò che lo riguarda direttamente, cioè la componente fiscale e le regole per cui il mercato sia più competitivo”. E lancia la sua proposta: “Per esempio, in ambito telefonia, dovrebbe levare a Telecom Italia la gestione dell’ultimo miglio e sulla questione WiMax/banda larga, quando a giugno le licenze saranno sul mercato, per riequilibrare il mercato specifico, non consentire l’accesso, almeno per i primi tempi, a Telecom Italia”.
Dario Bonacina