Roma – Qualche settimana fa Punto Informatico ha pubblicato la lettera del mio avvocato, dove egli contestava su mia procura degli, a nostro dire, illegittimi importi da pagare spettanti a Telecom Italia S.p.A. Colgo l’ occasione per precisare qualche punto.
L’ inghippo nacque dal fatto che io feci richiesta di surclassazione linea residenziale in business il 7 luglio 2005, ma disdissi questa richiesta 5 giorni dopo, cioè in pieno diritto di recesso. Loro non tennero conto di questa disdetta (richiesta e disdetta avvennero via fax, di cui conservo gelosamente le ricevute di invio e ricezione).
Dopo la prima bolletta contestata, loro si accorsero dell’errore ed infatti incominciarono a decurtare le somme stellari calcolate in bolletta. Quando incominciai a mandare fax e telefonare al 187 per questo problema, arrivai persino a contattare l’amministratore Telecom delegato per la mia città, il quale stupito riceveva via fax tutta la cronologia dell’accaduto, dove lui stesso, da quanto si evince dal primo ricorso vinto, mi diede ragione.
Anche quelli del 191 mi diedero ragione, ma la mia linea tornò visibile nel database residenziale solo il 3 marzo 2006. Nel frattempo io avevo continuato ad utilizzare Teleconomy Internet per il principio che loro avevano riconosciuto l’errore e quanto stava avvenendo era colpa di una loro cattiva amministrazione, quindi, che il servizio non mi era mai stato disattivato, poichè non ci fu mai richiesta di disattivazione e/o notificazione via lettera e/o altro di tale disattivazione.
Dopo Marzo sembrava che la vicenda si fosse risolta in modo pacifico, arrivarono nei bimestri a seguire bollette di 150 euro. Anche se dovevo pagarne solo 80 o 90 di euro visto che usufruivo di una linea isdn con teleconomy internet e non usavo la linea per altro, come per esempio banali telefonate urbane.
Ma ad Agosto la Telecom si fa viva di nuovo con questa storia, chiedendomi di saldare 2 bollette non pagate, come riportato nella lettera del mio Avvocato, per importi rispettivamente di 1800 e di 1600 euro circa.
Vengo pure a sapere che la Telecom si è rivolta ad una società recupero crediti per avere da me questi soldi. Altri fax, altre chiamate al 187. Un mese fa decidiamo con i miei legali di cessare la linea in oggetto e di “scendere in campo” contro la Telecom. Ci rivolgiamo alla conciliazione prima di citare in giudizio, seppur fin da subito diffidando Telecom per l’accaduto con un riepilogo impeccabile.
Ha luogo la conciliazione, prassi necessaria (pare) prima di rivolgersi all’autorità giudiziaria, dove i reclami vengono esaminati e discussi da un rappresentante Telecom e da uno di un’associazione consumatori, nel tentativo di trovare un’intesa.
Nel mio caso è questo il lieto fine: Telecom non vuole più 3200 euro circa, me ne torna 80 di euro, da accreditarmi in bolletta, in quale bolletta? La linea è cessata. Vedremo. I fatti sono andati così, né più né meno.
Ho perso dei soldi in questa vicenda per incomunicabilità, poichè tutto si sarebbe potuto risolvere benissimo fin dal principio. Ho perso il sonno perché quando tu utente, cittadino, contribuente ti trovi oggi ad avere grane con una società per azioni ti assicuro che so cosa pensi e lo riassumo in due parole: “Sarà dura”. E lo è. Perché non c’è da dormire quando ogni mese ti arrivano bollette del telefono non inferiori a 1600 euro, e per mesi.
La morale della favola è che quando tu contribuente hai ragione carta in mano contro una società come Telecom non fermarti al primo fax, vai e vai avanti fino alla fine. Rivolgiti se necessario ad un buon legale perché quello che non spendi oggi per trascuratezza potrai pagarlo triplicato domani. Evidenzio come la non comunicabilità con Telecom sia svanita di colpo quando un amministratore delegato di Telecom (e non più un ragazzo del call center) si è trovato di fronte un delegato di una associazione (FederConsumatori) con cui, carte alla mano, hanno potuto finalmente mettere la parola fine alla questione.
Ne parlo oggi con una certa amarezza ma con grande sollievo. Purtroppo non sempre le storie sono a lieto fine e di fronte a certi colossi privi di interlocutori identificabili la persona non sempre è trattata come tale.
M.F.