Roma – Un chip per cifrare il traffico voce e dati del telefonino, un chip che, con la semplicità del plug-n-play , permette a che possiede cellulari Symbian di scongiurare il pericolo dell’intromissione di orecchi indiscreti. Questa la novità di cui si parla approfonditamente in rete e che sta solleticando la curiosità di molti.
Due le ragioni dell’interesse nutrito nei confronti del sistema di cifratura, certo non unico nel suo genere. La prima è la semplicità di utilizzo: esattamente come si farebbe per ampliare la memoria del proprio cellulare, basta inserire il “TrustChip” di Koolspan – che ha foggia e attacchi identici a una MicroSD card . La seconda è il livello di cifratura che l’azienda ha scelto, cioè l’AES a 256 bit, un trattamento di tutto rispetto per la codifica delle informazioni.
Comunicazioni protette alla portata di tutti, insomma, ad un prezzo previsto per esemplare di circa 300 dollari (poco più di 200 euro). Prezzo ritenuto irrisorio rispetto al valore di ritorno che può offrire in termini di protezione. “Basta che la persona all’altro capo del telefono abbia un TrustChip e potete proteggere la vostra conversazione da orecchie indiscrete con cifratura AES a 256 bit” assicurano i produttori.
“Crea una sessione basata su cifratura sicura, tra due apparati dotati degli appositi chip”, spiega a Searchvoip Tony Fascenda, CEO di Koolspan. E prospetta gli scenari in cui l’azienda vede applicabile la novità: dalla necessità di standardizzare uno schema di sicurezza delle comunicazioni all’interno di una struttura aziendale alla semplice protezione delle conversazioni per coloro che, trattando dati riservati, si trovano ad esempio all’estero e non hanno alcuna indicazione sulla garanzia di sicurezza delle comunicazioni nel luogo in cui si trovano.
Variegati anche i background legali e comportamentali nel quale TrustChip potrebbe attecchire. Lo evidenzia il vice presidente della divisione sviluppo business dell’azienda, Jeff Stern: “Negli USA c’è fiducia negli operatori di telecomunicazioni. Esiste un ben definito procedimento attraverso cui il governo può intercettare una conversazione e i pocodibuono normalmente non hanno alcun accesso alle reti dei provider. In altri paesi le cose non stanno sempre così”.
In Italia e non solo , infatti, lo scenario in cui si muove un oggetto simile può essere molto diverso. La presenza di strumenti come il TrustChip avrebbe forse tracciato un percorso diverso per avvenimenti, finiti anche su importanti quotidiani esteri, che hanno poi sollevato tanta attenzione e alimentato tanto interesse per soluzioni del genere anche tra personaggi di spicco del mondo industriale e politico.
Sul piano squisitamente tecnico va comunque precisato che il TrustChip, per sua natura progettuale, non impedisce agli operatori telefonici di “prendere nota” dei numeri chiamati, dei relativi identificativi chiamante e dei numeri da cui si ricevono chiamate , in quanto si limita a cifrare quella parte della sessione che costituisce il traffico, dati o voce che sia. Se resterà protetta la conversazione o l’eventuale scambio di dati, nei tabulati, dunque, tutte le altre informazioni sull’avvenuta comunicazione compare comunque .
Il passato tuttavia insegna, fin dai tempi del PGP , che non esiste alcuna cifratura completamente sicura. Resta sempre il dubbio che possa essere stata lasciata aperta una backdoor , una porta di servizio per consentire comunque, in circostanze particolari, l’operazione di decifratura da parte di entità in possesso dei requisiti legali per attuarla.
Per i più curiosi, l’azienda illustra nel dettaglio la novità e tutte le sue applicazioni in questa pagina .
Marco Valerio Principato