Telegram: ban in Spagna per violazione del copyright

Telegram: ban in Spagna per violazione del copyright

Un giudice spagnolo ha ordinato il ban temporaneo di Telegram, in quanto non impedisce agli utenti di pubblicare contenuti protetti dal copyright.
Telegram: ban in Spagna per violazione del copyright
Un giudice spagnolo ha ordinato il ban temporaneo di Telegram, in quanto non impedisce agli utenti di pubblicare contenuti protetti dal copyright.

Il giudice Santiago Pedraz della Audienca National ha ordinato il ban temporaneo di Telegram in Spagna. Gli operatori di telecomunicazioni dovranno impedire l’accesso al servizio di messaggistica a partire da oggi. L’ordinanza cautelare è stata emessa in seguito alla richiesta di quattro aziende del settore audiovisivo.

Mediaset Espana, Atresmedia, Movistar e Egeda hanno presentato una denuncia contro Telegram, in quanto permette agli utenti di distribuire contenuti protetti dal diritto d’autore. Il giudice ha chiesto alla software house di fornire i dati degli utenti che avrebbero violato il copyright. Telegram non ha risposto, quindi è stato deciso il blocco temporaneo come misura cautelare.

Il ban deve essere applicato dagli operatori di telecomunicazioni entro tre ore dalla ricezione dell’ordinanza. Telegram è il quarto servizio di messaggistica in Spagna in termini di utenti (oltre 8 milioni). Diverse associazioni che difendono i diritti dei consumatori, tra cui Facua, ritengono che la decisione del giudice sia sproporzionata.

È come se chiudessero Internet perché ci sono siti che ospitano illegalmente contenuti protetti dal diritto d’autore o come se tagliassero l’intero segnale televisivo perché ci sono canali pirata.

L’accesso a Telegram è bloccato in Iran, Cina, Pakistan e Cuba. Il ban non è mai avvenuto in Europa. Al massimo è stata chiesta solo la chiusura di alcuni canali.

L’avvocato Josep Jover del partito Pirates de Catalunya ha comunicato che presenterà un esposto alla Corte di Giustizia dell’Unione europea per chiedere l’annullamento dell’ordinanza che limiterebbe la libertà di espressione e informazione sancita dall’art. 11 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione.

Fonte: Reuters
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Pubblicato il
25 mar 2024
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