A quanto pare le (nuovo) autorità francesi non sono nemiche delle chat cifrate , anzi: il governo guidato da Emmanuel Macron sarebbe utente assiduo di tool per la messaggistica istantanea come Telegram, anche se la sicurezza dei server non presenti sul suolo francese – e quindi inaccessibili al controllo governativo – costituisce una preoccupazione di primaria importanza.
Non è un caso, dice un portavoce del governo, che si stia lavorando per la realizzazione di un servizio di messaggistica “che non sia cifrato da Stati Uniti e Russia”, con il recente scandalo degli account di Facebook violati preso ad esempio dei pericoli da evitare grazie alla nuova iniziativa.
Questa nuova app di messaggistica sarebbe già nelle mani di una ventina di non meglio specificati “ufficiali” governativi a fini di test, e dovrebbe diventare un requisito obbligatorio per l’entourage di Macron entro l’estate. Gli sviluppatori hanno lavorato a partire dal codice liberamente disponibile in rete, e non è escluso che nel futuro l’accesso alla app venga concesso anche ai normali cittadini.
La Francia ha paura che le potenze straniere ficchino il naso nelle chat private di Telegram, ma la battaglia del servizio di messaggistica contro le autorità russe dovrebbe dimostrare a sufficienza la distanza che separa i diversi interessi in gioco.
L’autorità di regolamentazione dei media russi (Roskomnadzor) aveva nei giorni scorsi chiesto la messa al bando di Telegram per la scarsa collaborazione di quest’ultima nell’accesso alle chiavi crittografiche, e in meno di mezz’ora i giudici di Mosca hanno prontamente approvato la richiesta. In tutta risposta, il fondatore di Telegram Pavel Durov ha difeso la sua creatura riaffermando il rispetto della privacy degli utenti.
Mosca è andata ovviamente per la sua strada arrivando a chiedere ufficialmente la rimozione della app di Telegram dagli store mobile di Google e Apple, e i tentativi di censura sono continuati anche quando Telegram ha cominciato a usare nuovi IP nel tentativo di bypassare il blocco. Le autorità russe hanno prevedibilmente risposto, mettendo al bando i nuovi IP (appartenenti ai network cloud di Google e Amazon) e bloccando l’accesso anche a servizi di rete completamente diversi rispetto alle chat di Telegram.