Il canale di Hamas su Telegram: va chiuso o no?

Il canale di Hamas su Telegram: va chiuso o no?

Pavel Durov, fondatore e CEO di Telegram, è intervenuto sulla questione relativa alla gestione dei canali di Hamas sulla piattaforma.
Il canale di Hamas su Telegram: va chiuso o no?
Pavel Durov, fondatore e CEO di Telegram, è intervenuto sulla questione relativa alla gestione dei canali di Hamas sulla piattaforma.

Nonostante i ban ricevuti dalla quasi totalità delle piattaforme social, in seguito all’attacco sferrato a Israele il 7 ottobre, i canali Telegram di Hamas hanno fatto registrare una crescita significativa in termini di iscritti. Quello gestito dal braccio armato delle Brigate Ezzedin al-Qassam, ad esempio, ha triplicato i propri numeri, decuplicando al tempo stesso le visualizzazioni dei contenuti pubblicati.

La posizione di Telegram sulle comunicazioni di Hamas

Meta e Google, entrambe realtà statunitensi, hanno già preso posizione sulla vicenda, impedendo qualsiasi attività agli account dell’organizzazione palestinese. E anche l’Europa ha adottato, negli anni scorsi, regole severe per quanto concerne il contrasto al terrorismo online.

Telegram, nata in Russia e ora con sede a Dubai, sfugge però per il momento a queste imposizioni. Sul ruolo svolto dall’applicazione nel contesto della guerra in corso tra Hamas e Israele si è pronunciato il CEO e fondatore Pavel Durov, con un post che riportiamo di seguito in forma tradotta.

Tutti i giorni, i moderatori di Telegram e gli strumenti IA rimuovono milioni di contenuti chiaramente dannosi dalla nostra piattaforma pubblica. Tuttavia, affrontare la questione relativa alla copertura della guerra è cosa meno ovvia.

È citato un evento in particolare, l’attacco missilistico diretto alla città israeliana di Ascalona.

Questa settimana, Hamas ha utilizzato Telegram per avvisare i civili di Ascalona, chiedendo di lasciare l’area prima di un attacco missilistico. Chiudere il loro canale aiuterebbe a salvare vite o ne porrebbe altre a rischio?

Il quesito posto da Durov è: quale posizione risulterebbe più dannosa? La chiusura del canale che ha potenzialmente salvato dei civili o la sua permanenza sulla piattaforma?

C’è sempre la tentazione di agire seguendo gli impulsi emotivi. Situazioni tanto complesse, però, richiedono un’analisi approfondita che consideri anche le differenze tra le piattaforme social.

Il CEO fa quindi riferimento alle differenze tra i social più tradizionali e Telegram, per quanto riguarda l’azione di propaganda. L’app, secondo il suo punto di vista, svolge un altro ruolo importante.

A differenza di altre applicazioni, che attraverso gli algoritmi promuovono contenuti scioccanti a persone ignare, su Telegram gli utenti ricevono solo i contenuti ai quali si sono iscritti in modo specifico. In questo modo, è difficile che i canali di Telegram possano essere utilizzati per amplificare la propaganda. Invece, svolgono la funzione di fonte unica per le informazioni di prima mano destinate a ricercatori, giornalisti e addetti del fact checking.

Una questione non semplice da affrontare e che inevitabilmente si presta a interpretazioni. Di certo, le informazioni di prima mano citate da Durov, possono in qualche modo tornare utili nell’azione di contrasto alla disinformazione che rischia di inquinare il racconto del conflitto, soprattutto agli occhi della comunità internazionale.

Sebbene, per noi, sarebbe facile distruggere questa fonte di informazione, farlo rischierebbe di esacerbare una situazione già terribile.

È proprio attraverso il canale Telegram che, fin dal 2019, Hamas chiede ai propri follower di effettuare donazioni in criptovalute per finanziare la propria causa.

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Pubblicato il
17 ott 2023
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