Lo scorso anno ha fatto molto discutere la scelta nel nostro legislatore di modificare la disciplina sulla privacy prevedendo, in deroga alla regola generale, che i numeri telefonici contenuti negli elenchi abbonati possono essere utilizzati senza bisogno del consenso dell’interessato se quest’ultimo non ha espressamente manifestato una volontà di segno diverso, iscrivendo la propria utenza nel cosiddetto registro delle opposizioni a tal fine istituito.
Frattanto la gestione di tale registro è stata affidata alla Fondazione Ugo Bordoni che – gliene va dato atto – a tempo di record, ne ha garantito l’attivazione. Non sono ancora stati resi noti i dati relativi al numero di abbonati che ha richiesto l’iscrizione al registro ma è facile immaginare che si tratti di un numero piuttosto modesto.
Il risultato è che una grande quantità di numeri telefonici è attualmente utilizzabile dalle società di telemarketing sebbene all’esito di un processo – quello di verifica presso il registro delle opposizioni – complesso e costoso.
Senza, tuttavia, attendere di verificare la bontà della scelta effettuata, nei giorni scorsi il Governo ha, nel silenzio generale, esteso il regime dell’opt-out anche agli indirizzi di domicilio degli abbonati.
Sono infatti bastati 303 caratteri nascosti nelle pieghe (Art. 6, comma 2, 6) dell’ennesimo Decreto Sviluppo , approvato lo scorso 5 maggio dal Consiglio dei Ministri ed in attesa di essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, per prevedere che anche gli indirizzi postali contenuti negli elenchi abbonati dei cittadini italiani potranno essere utilizzati, senza bisogno di acquisire il consenso degli interessati, a condizione che questi ultimi non abbiano espressamente manifestato una volontà in senso contrario iscrivendo il proprio numero telefonico ed il proprio indirizzo presso il citato Registro delle opposizioni.
Da domani, dunque, anche inviare a mezzo posta comunicazioni promozionali e di marketing sarà più facile.
A farne le spese, ancora una volta, utenti e consumatori che oltre ad essere tempestati di telefonate, nelle prossime settimane rischiano di trovare la propria cassetta delle poste stracolma di ogni genere di comunicazione pubblicitaria.
Ci vorrà tempo prima che il sistema vada a regime e che si possa dire se l’idea di affiancare alla regola generale dell’opt in anche il sistema dell’opt out si rivelerà vincente ma, proprio per questo, sarebbe stato opportuno attendere di disporre di qualche dato in più prima di estendere il nuovo regime anche agli indirizzi postali di milioni di cittadini.
Ha vinto, ancora una volta, la lobby dei pochi che fanno affari d’oro sul mercato del direct marketing ed hanno perso, di nuovo, il buon senso ed i consumatori.
Ancora una volta, peraltro, una scelta tanto importante per la privacy dei cittadini viene assunta in assenza di qualsivoglia dibattito parlamentare e nascosta nelle pieghe di un provvedimento in modo da renderla il meno evidente possibile.
Almeno la privacy dei furbetti è stata garantita!
Guido Scorza
Presidente Istituto per le politiche dell’innovazione
www.guidoscorza.it