Il telescopio spaziale James Webb è ufficialmente arrivato a destinazione. Nella notte è giunto infatti al punto L2 (Lagrange 2), ossia quello spazio di perfetto equilibrio tra i campi gravitazionali del Sole, della Terra e della Luna. Si tratta di una distanza pari a 1,6 milioni di Km dalla Terra, dove il telescopio spaziale (un concentrato di tecnologia da 10 miliardi di dollari) potrà presto iniziare le proprie osservazioni.
1,6 milioni di Km da qui
Il viaggio, iniziato lo scorso Natale, è stato occupato da una lunga serie di manovre che avevano l’obiettivo primario di innestare il telescopio nella giusta orbita: l’ultima propulsione utile è stata avviata nella serata di ieri.
Nel frattempo la strumentazione è stata dispiegata come un grande origami ed il telescopio ha assunto la forma che dovrà mantenere negli anni a venire. Come noto, la grande precisione avuta in fase di partenza ha consentito un forte risparmio di carburante rispetto alle previsioni: ciò consentirà un maggior numero di manovre correttive in futuro e sarà possibile mantenere in vita il telescopio ben oltre quanto inizialmente auspicato.
Inizia ora una fase lunga circa 3 mesi che anticiperà l’inizio dell’operatività effettiva e il perseguimento della missione. Una volta dispiegate le vele (grandi approssimativamente quanto un campo da tennis), il telescopio si è orientato in direzione contraria rispetto al Sole, lasciando così la strumentazione all’ombra e al riparo dai raggi solari. Occorrerà quindi attendere un lento e progressivo raffreddamento della strumentazione, fase che sarà seguita passo a passo grazie ai sensori di temperatura disseminati nei punti nevralgici del telescopio.
Another milestone complete! ✅
Today's orbital insertion burn today was a success! #Webb has now arrived to its final orbit around the second Sun-Earth Lagrange point ("L2") around 1.5 million kilometres away (animation 👇). Details: https://t.co/DlriNEVjcM 📷: @NASAGoddard pic.twitter.com/guBF1eubSP
— ESA Webb Telescope (@ESA_Webb) January 24, 2022
A questo punto, con il telescopio allineato e le componenti raffreddate, si potrà procedere con l’accensione dell’occhio che dovrà guardare lo Spazio come mai era stato possibile fare prima.
E se ancora fosse utile, va ribadito: c’è anche molta Italia nella tecnologia a bordo del James Webb.