Quanto tempo spendi su YouTube? Te lo dice YouTube. E decidi tu quanto sia il giusto “budget” da investire nei video online. Un nuovo tool proposto dal servizio tenta quindi di stabilire un rapporto più diretto e trasparente con l’utente, così da definire un rapporto migliore e più equilibrato. Per il bene di tutti.
Tempo, dipendenza, abuso
Laddove non è semplice definire cosa sia una “dipendenza” (troppo spesso si è abusato di questo termine parlando di Internet e troppo poco se ne è parlato in passato parlando di televisione), ben più semplice e corretto è invece affrontare il tema dell’abuso. Si converrà che è assolutamente possibile parlare di abuso di smartphone o di video online, mentre ben più complesso è tracciare una linea che separi un uso smodato da un uso dipendente. La dipendenza implica infatti valori e tendenze soggettivi, aspetti spesso imperscrutabili e colmi di ripercussioni, impossibili da interpretare se non in un quadro più generale e complesso. L’abuso è invece qualcosa di più oggettivo, poiché implica soltanto lo stabilire a priori quale sia il grado di tollerabilità che si intende imporre alla propria vita, ragionando a freddo su quello che è il tempo che è possibile investire in una certa attività nel contesto delle 24 ore della giornata.
Questo intende fare YouTube: ognuno decida per sé (e per i propri figli) quale sia il grado di tollerabilità e ci penserà il servizio ad avvisare quando tale soglia sia stata raggiunta e superata. Un passo avanti fatto di trasparenza e consapevolezza, che merita un plauso: Google spiega di averlo portato avanti nell’ottica del “sense of digital wellbeing”, espressione estremamente significativa: costruire un senso di benessere digitale significa cercare un senso di equilibrio, lontano da abusi ed elementi distorsivi, tale da garantire un maggior grado di soddisfazione di lungo periodo.
Come funziona
La nuova funzione è stata rilasciata da poche ore sull’app mobile di YouTube e non necessita di alcun aggiornamento dell’app stessa. Per accedervi è sufficiente entrare nel proprio account tramite il menu e seguire l’apposito link “Durata della visualizzazione“. La bontà del servizio è nella sua semplicità: non serve tenere sott’occhio l’orologio, poiché ci pensa YouTube a calcolare il tempo ed eventualmente a notificarne la scadenza.
YouTube Music non rientra nel novero degli elementi calcolati nella somma per un motivo ovvio e uno meno ovvio: il motivo ovvio consta nel fatto che sarebbe una contraddizione nei termini, poiché l’ascolto di musica in background è una modalità meno invasiva di fruizione e non ha implicazioni negative sull’esperienza utente; il motivo meno ovvio è nel fatto che se le playlist musicali sono calcolate e YouTube Music no, di fatto è vagamente incoraggiato il passaggio ad una modalità a pagamento (tendenza che con ogni probabilità il servizio potrà perseguire anche in altri modi in futuro).
La schermata che si presenta sul menu riassume l’intero portfolio di opzioni disponibili: si va dai reminder per fare una pausa che interrompa una visualizzazione troppo prolungata, fino ad una mail con una sintesi programmata del tempo consumato nell’arco della giornata.
Ognuno può scegliere la propria modalità, insomma, al fine di autoregolamentare la propria esperienza su YouTube. Troppo spesso, infatti, l’intrattenimento, la curiosità, le playlist, i video automatici ed i suggerimenti a fine video rappresentano una “trappola” che incastra l’utente in ripetute visualizzazioni fino a perdere il senso del tempo e la consapevolezza del contesto entro cui si sta spendendo il proprio tempo online. Uno strumento di controllo automatico impostato in proprio aumenta la capacità di incastonare al meglio l’esperienza online con quella offline, gestendo in modo equilibrato tutti i tempi.
Il benessere è fatto spesso e volentieri di autocontrollo: YouTube ha voluto essere certo di poter fornire a chiunque sia dotato di quest’ultima componente di poterne fare uso per raggiungere il miglior equilibrio possibile. In assenza di autocontrollo nessuno strumento può fare di più, se non imponendo orari tassativi con modalità estranee e differenti dall’intervento discreto e delicato immaginato dal team Google.