Roma – C’è paura di Telecom Italia, e del ruolo che può svolgere come e più di prima sul fronte dell’ADSL, in una preoccupatissima lettera aperta al Garante delle TLC e a quello del Mercato che appare oggi sul quotidiano romano Il Messaggero in uno spazio acquistato per l’occasione dai 45 membri di AIIP , l’associazione dei maggiori provider italiani.
AIIP, che manifesta preoccupazioni espresse da più parti e che sono già oggetto di una interrogazione parlamentare presentata dal senatore dei Verdi Cortiana, prende di mira il provvedimento con cui l’ Autorità TLC tra le altre cose rivede le proprie competenze : tra queste il fatto di intervenire sulle offerte ADSL di Telecom Italia solo dopo la loro commercializzazione . Non si tratta di faccende di poco conto: oggi Telecom è tenuta a presentare al Garante le offerte con un certo anticipo (ex-ante) anche per garantire che siano riproducibili dai concorrenti. AIIP chiede che Agcom autorizzi preventivamente, con un anticipo di 60-90 giorni, qualsiasi offerta broad band di Telecom: se ciò non accadesse, questo il senso della denuncia dei provider, l’Autorità rinuncerebbe di fatto alle sue prerogative di controllo .
Il provvedimento di Agcom farà testo per i prossimi 18 mesi nel settore della banda larga all’ingrosso , settore dal quale dipende in misura decisiva praticamente tutto quello che va dalla tipologia e dai prezzi delle offerte ADSL fino all’ADSL senza linea voce, al VoIP, alla Tv via Internet, alla videoconferenza e via dicendo. Un mare di servizi che sono al centro del mercato ma che possono avere futuro solo in un regime di concorrenza che è però, già oggi, traballante .
I dati Agcom, che AIIP cita nella sua lettera, affermano infatti che nei primi sei mesi del 2003 Telecom “controllava il 98,3% del mercato all’ingrosso delle connessioni a banda larga su DSL” a fronte di una copertura ridotta nel paese. “In Italia – scrive AIIP – la larga banda non è ancora disponibile in moltissime località e, dove è disponibile, è più lenta e più cara che in altri paesi europei dove la stessa Telecom Italia opera, con il risultato che nel nostro paese la penetrazione è al di sotto della media europea (8,1 accessi in banda larga ogni 100 abitanti al 31 dicembre 2004) e solo al 25esimo posto nel mondo (Information Economy Report 2005 dell’ONU)”.
A fronte di tutto questo, il provvedimento sul quale sta decidendo l’Autorità prevede una fase di transizione di 4-6 mesi durante il quale tutti, dai provider allo stesso Cortiana, temono si verifichi un’assenza di autorità che darà ulteriori spazi a Telecom a danno di tutti i concorrenti ADSL, già oggi messi in seria difficoltà dal dinamismo dell’incumbent alimentato da un deficitario apparato di controllo . “Sono molto preoccupato: – ha dichiarato Cortiana – da un lato le proposte commerciali per la banda larga, come Alice Flat, di Telecom Italia non sono replicabili dai concorrenti, con la scusa di una sperimentazione che coinvolge la larga parte degli utenti flat italiani, al punto che ormai quella società detiene più del 73% del mercato delle ADSL. Dall’altro, l’Autorità Garante sulle Telecomunicazioni rivede il sistema attraverso il quale chi ha il possesso dei cavi di rame, Telecom, deve metterli a disposizione degli altri soggetti, creando così due effetti problematici: la fase di transizione, di 4 o 6 mesi, è una specie di terra di nessuno, e in questi mesi i concorrenti dell’operatore dominante rischiano concretamente il fallimento, e per di più nessuno sa se il nuovo sistema ridurrà il monopolio o lo aggraverà”.
Perché il mercato ADSL riparta e non si fermi ad Alice, AIIP chiede che i prezzi all’ingrosso del bitstream vengano allineati al costo: potrà sembrare arabo ma questo nei fatti consentirebbe agli operatori di investire nelle aree dove oggi l’ADSL non arriva anziché concentrarsi, per ottenere redditività, in zone già ampiamente coperte dalla stessa Telecom o da altri operatori.
Per le ADSL senza linea voce l’Autorità dovrebbe agire subito, secondo AIIP, per far sì che le offerte all’ingrosso di Telecom Italia siano ad un prezzo orientato ai costi (il cosiddetto cost-plus ) anziché orientate al prezzo ai clienti finali (il retail minus ): la situazione attuale e quella che potrebbe consolidarsi in assenza di un intervento del Garante, denunciano i provider, lascia a Telecom “profitti monopolistici” sulle offerte all’ingrosso, ossia su quelle con cui gli ISP devono fare i conti per organizzare le proprie offerte agli utenti finali.
“La mancata applicazione del cost-plus alle ADSL senza fonia – affermano i provider – ucciderebbe sul nascere le offerte degli operatori che offrono servizi voce in IP su ADSL, che verrebbero gravati dal “balzello” di un canone aggiuntivo, distaccato dai relativi costi, per le linee ADSL senza fonia. Prima dell’insediamento degli attuali Commissari, Telecom Italia aveva già tentato di imporre simili condizioni, ritenute in violazione della Delibera 217/00/CONS e dei contratti wholesale in vigore con gli operatori concorrenti, salvo poi rinunciare a quello che, all’epoca, AIIP definì un ?balzello non dovuto’.”
I provider nella lettera sottolineano anche che con l’Antitrust Telecom Italia si era impegnata a realizzare entro il dicembre dello scorso anno un’offerta a banda larga alternativa a quella esistente e a condizioni cost-plus, un’offerta che – denuncia AIIP – non è stata mai realizzata.
“È una situazione intollerabile – ha dichiarato Cortiana – Non solo la banda larga non raggiunge una parte vasta del Paese, lasciando i cittadini e le imprese fuori dalla rivoluzione digitale, perchè garantire questo diritto non è profittevole per Telecom, non solo le nostre tariffe sono altissime se paragonate al resto d’Europa, ma oggi corriamo il rischio che il poderoso incumebent diventi un vero e proprio monopolista”. Cortiana, che ha anche presentato un’ interrogazione parlamentare al ministro delle Comunicazioni, ha sottolineato come in altri paesi, come nel Regno Unito, l’incumbent sia stato spinto ad una divisione specifica e completa dell’aspetto rete (cioè gestione delle infrastrutture) e dell’ambito commerciale (offerte commerciali al pubblico). “Quello che non si può assolutamente fare – ha concluso il senatore dei Verdi – è lasciare le cose come stanno ora, con un operatore che soffoca il mercato e la concorrenza, non garantisce l’accesso ai cittadini, impone tariffe inaccettabili”.
UPDATE pomeridiano
Il provvedimento è stato per ora rinviato: vedi qui