Il conteggio delle vittime sale, purtroppo, minuto dopo minuto: almeno 2.300, al momento, coloro che hanno perso la vita nel terribile evento sismico che, in piena notte, ha colpito Turchia e Siria, con il terremoto più violento in grado di raggiungere magnitudo 7.9. Oltre 120 le scosse di assestamento registrate in seguito, tanto da rendere difficoltose le operazioni di soccorso, in uno scenario già di per sé emergenziale. Come sempre accade in questi casi, si attiva a livello globale una catena di solidarietà attraverso cui inviare donazioni alle popolazioni interessate.
Come inviare donazioni per il terremoto in Turchia e Siria
Lo si può fare anche online, passando da canali istituzionali e non. L’importante è tendere una mano nella giusta direzione, rimanendo lontani dai radar di chi, non dubitiamo, cercherà di approfittare del dramma per tornaconto personale, nella più subdola delle maniere, magari organizzando raccolte fasulle o iniziative malevoli. Segnaliamo di seguito alcune risorse utili a chi vuol aiutare.
- Fondazione Specchio d’Italia;
- Associazione Amici dei Bambini;
- Mezzaluna Rossa Kurdistan;
- Caritas;
- Unicef.
Aggiorneremo l’elenco man mano che individueremo altre fondazioni, associazioni e organizzazioni impegnate su questo fronte.
Il paese non registrava un evento tanto violento fin dal 1939, come sottolineato oggi dal presidente Erdogan. I danni sono enormi e irreparabili, anche e non solo ad abitazioni, edifici e infrastrutture: centinaia di case ridotte in macerie, gasdotti in fiamme e crolli che interessano il patrimonio culturale, come nel caso del castello di Gaziantep. Dall’Italia è giunto un messaggio di vicinanza al popolo turco, firmato dal presidente Matterella.
L’incubo del terremoto ha avuto inizio poco dopo le ore 4:00 locali (le 2:00 da noi), con le scosse che hanno colpito la parte meridionale della Turchia e quella settentrionale della Siria. A complicare un quadro già di per sé drammatico sono le condizioni meteo sfavorevoli ai soccorsi, con forti piogge, venti forti e nevicate in alcune delle zone.
Stando alle parole di Carlo Doglioni, presidente INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), la cosiddetta placca araba si è mossa di circa tre metri rispetto alla placca anatolica, in poche decine di secondi. I ricercatori non escludono l’ipotesi di eventi altrettanto, se non più importanti, escludendo comunque al momento il rischio maremoto.