Il produttore di auto elettriche Tesla ha citato in giudizio l’ex manager del team Autopilot, Sterling Anderson, e Chris Urmson, già capo tecnico del programma “Self driving car” di Google e fondatore della start up Aurora Innovation. Sterling è accusato di avere sottratto a Tesla informazioni confidenziali sul progetto di auto a guida autonoma , distruggendo poi le prove sui propri dispositivi informatici, e anche di avere tentato di reclutare una dozzina di ingegneri Tesla per la società di Urmson, “padre” della Google Car ed esperto di guida autonoma. La denuncia è stata depositata presso la Corte Superiore della Contea di Santa Clara in California.
In un comunicato, Aurora Innovation nega ogni addebito. Tesla, invece, afferma che Urmson, a capo di Aurora Innovation, era a conoscenza del fatto che Anderson stava violando l’accordo di non concorrenza per dodici mesi firmato con Tesla al momento delle dimissioni.
Secondo la denuncia, citata da Reuters , Anderson avrebbe trasferito migliaia di gigabyte di “informazioni confidenziali proprietarie” sul proprio hard disk e omesso di restituire quelle informazioni quando ha lasciato la società, violando così le regole del proprio contratto. Nel suo atto d’accusa, Tesla afferma anche che Urmson e Anderson avrebbero agito insieme mentre quest’ultimo era ancora “in servizio presso Tesla, utilizzando il laptop aziendale e i locali dell’azienda”.
La causa intentata da Tesla affronta la vicenda anche sotto il profilo concorrenziale, accusando Aurora Innovation di violazioni contrattuali. Di diverso parere, ovviamente, Urmson per il quale l’azione legale “non ha fondamento” e punta a “distruggere le reputazioni personali”, rivelando “un’allarmante paranoia e un morboso terrore per la competizione”.
A riguardo va ricordato che nello scorso mese di settembre, Tesla aveva avviato una causa contro Todd Katz, ex direttore finanziario di Quest Integrity – società che fornisce servizi alle compagnie petrolifere come la ExxonMobil, BP, Chevron e Shell -, accusato di essersi spacciato per l’amministratore delegato Elon Musk utilizzando l’indirizzo email elontesla@yahoo.com, nel tentativo di ottenere dati sensibili dal suo omologo in Tesla, Jason Wheeler.
Ora la giovane azienda del guru della Google Car dovrà difendersi in tribunale, nel frattempo continuerà a sviluppare i propri progetti sulla self-driving car. Dal canto suo, il CEO di Tesla, Elon Musk, ha recentemente confermato che il successore del programma Autopilot, Hardware Two, potrebbe raggiungere la piena autonomia nel giro di pochi mesi, sei o forse solo tre.
Pierluigi Sandonnini