Tesla perde oltre il 10% in borsa a causa dei tweet di Elon Musk. Esattamente così: i tweet di Elon Musk, canale generosamente usato dal CEO di Tesla, sono stati messi nel mirino della SEC da cui è partita una vera e propria indagine per frode che ora sta mettendo in seri guai tanto lo stesso Musk quanto il suo gruppo. E per logica e diretta conseguenza tutti gli azionisti che in Tesla hanno riposto la propria fiducia.
L’accusa ufficializzata dalla Securities and Exchange Commission parte anzitutto da un tweet del 7 agosto scorso, quando Elon Musk ha twittato l’idea di delisting dell’azienda, riportandola privata e pagando un corrispettivo di 420 dollari per azione (con un premio sul prezzo che la SEC definisce “sostanziale”): tale operazione sarebbe stata garantita da fondi in possesso di Tesla, il che avrebbe pertanto fatto passare il messaggio di una sostanziale solidità al cospetto delle voci che davano per fragile la sostenibilità economica dell’impresa in cui Musk ha lanciato l’azienda.
I tweet indiziati
Questi i tweet del 7 agosto che mettono a rischio il futuro di Musk in Tesla:
- Elon Musk spiega di valutare la possibilità di privatizzare Tesla tramite delisting:
Shareholders could either to sell at 420 or hold shares & go private
— Elon Musk (@elonmusk) August 7, 2018
- Elon Musk ricorda che ogni ipotesi di delisting sia contingentata al voto degli azionisti:
Investor support is confirmed. Only reason why this is not certain is that it’s contingent on a shareholder vote. https://t.co/bIH4Td5fED
— Elon Musk (@elonmusk) August 7, 2018
- Elon Musk torna sul tema, ribadendo l’idea di privatizzare a quota 420 dollari e spiegando di avere il supporto degli investitori:
Investor support is confirmed. Only reason why this is not certain is that it’s contingent on a shareholder vote. https://t.co/bIH4Td5fED
— Elon Musk (@elonmusk) August 7, 2018
Il passo indietro è a fine agosto e giunge direttamente dall’account Tesla, ove si ufficializza la decisione di cancellare ogni ipotesi di delisting per lasciare Tesla a disposizione degli investitori in borsa:
Staying Public https://t.co/gUrAnInBOu
— Tesla (@Tesla) August 25, 2018
SEC vs Elon Musk
Secondo la SEC, l’ipotesi di Musk sarebbe però semplicemente immotivata: non ne aveva discusso con alcuno, troppe circostanze lasciavano supporre che fosse una mossa inopportuna e il balzo in borsa delle azioni successivo al tweet sarebbe pertanto sintomo di una manovra speculativa prima di supporti oggettivi. L’accusa è quindi quella di frode finanziaria, poiché le parole del CEO avrebbero pesantemente modificato la percezione dell’azienda agli occhi degli investitori spostando il valore del gruppo nelle ore immediatamente successive.
Steven Peikin, Co-Director della Enforcement Division della SEC, punta il dito proprio contro Musk, ricordando che il fatto di essere una star dell’innovazione non alleggerisce da responsabilità quando si comunica in pubblico, soprattutto se su di un social network: “aver cura di offrire informazioni veritiere e accurate è uno dei doveri più importanti di un CEO”. Da parte sua Elon Musk si è difeso spiegando come le proprie azioni siano sempre e solo nel miglior interesse della verità, della trasparenza e degli investitori: “l’integrità è il valore più importante nella mia vita e i fatti mostreranno che non l’ho mai in alcun modo compromessa”.
Le conseguenze di questa indagine potrebbero essere gravi, andando fino al divieto per Musk di operare alla guida di una azienda quotata. Ci si può immaginare una Tesla senza Musk? Può una azienda guidata dalla visione fare a meno del proprio visionario? La suggestione per cui la cifra “420” sia stata messa sul tweet come analogia ironica con il consumo di marjiuana può fungere da foglia di fico per la difesa di Musk di fronte alle indagini della SEC? Il valore delle azioni era cresciuto del 30% nei giorni antecedenti i tweet di Elon Musk ed è sceso del 30% nei giorni successivi: i dati supportano le tesi della SEC o rafforzano (nel bene e nel male) la posizione di Musk in Tesla nonostante la sua condotta non sempre improntata sui canoni tradizionali del CEO in giacca e cravatta?
Di fronte a tutti questi dubbi, gli investitori hanno anzitutto alleggerito le proprie posizioni in attesa di maggiori garanzie. Il titolo è passato così in poche ore da 307,52 dollari (la quotazione in chiusura) a 270,9 (la quotazione in after-hour): -11,91%, in attesa dell’apertura odierna e delle future evoluzioni dell’indagine.