Quella conclusa nelle scorse settimane è stata una trimestrale particolare per Tesla. Se da un lato l’azienda di Elon Musk ha fatto segnare vendite record per quanto riguarda le proprie auto elettriche (95.356 in tre mesi, nel Q2 2018 erano state circa 53.300), dall’altro ha registrato perdite per 408 milioni di dollari nonostante le entrate pari a 6,35 miliardi di dollari.
Tesla, tra vendite e perdite
La responsabilità è da attribuire in gran parte agli investimenti messi sul piatto per l’espansione a livello internazionale, ad esempio con la realizzazione delle Gigafactory, così come per la progettazione di nuovi veicoli (il SUV Model Y arriverà sul mercato nell’autunno 2020). Il passivo è in ogni caso diminuito rispetto ai 702 milioni di dollari del periodo gennaio-marzo.
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Delle 95.356 vetture citate in apertura, 77.634 sono Model 3. È la proposta più economica della società, quella che sebbene in grado di favorire una maggiore penetrazione del marchio sul mercato garantisce il minor margine di profitto in confronto alle più costose Model X e Model S. Dall’inizio dell’anno è acquistabile anche in Europa. Attualmente se ne producono 7.000 ogni settimana nell’impianto di Fremont (California) e presto inizieranno ad essere assemblate anche nella fabbrica in fase di allestimento a Shanghai.
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In concomitanza con la pubblicazione dei documenti relativi alla trimestrale, Tesla ha inoltre confermato le dimissioni rassegnate da parte di Jeffrey Brian Straubel, dopo circa 15 anni di servizio nell’azienda, dove fino ad oggi ha vestito i panni di Chief Technology Officer. Questo il saluto di Elon Musk.
Vorrei ringraziare JB per il suo fondamentale contributo nella creazione e nello sviluppo di Tesla. Se non avessimo partecipato al lancio nel 2003, sostanzialmente Tesla non sarebbe esistita.
In realtà, i due non hanno creato il gruppo. I co-fondatori sono Martin Eberhard e Marc Tarpenning. L’ingresso di Musk è da far risalire al 2004 in qualità di investitore, con la nomina a CEO avvenuta poi nel 2008.