La Electronic Frontier Foundation (EFF) ha avvertito Texas Instruments (TI) che non può minacciare azioni legali contro chi per hobby modifica le sue calcolatrici.
L’Hardware TI è dotato di firme digitali che permettono di caricare solo programmi specifici. Tuttavia alcuni studenti, dotati delle competente tecniche necessarie, hanno ottenuto le chiavi necessarie a sbloccarle attraverso reverse engineering . Hanno quindi installato sistemi operativi diversi e abilitato nuove funzionalità nelle calcolatrici, divulgando il tutto in rete.
Secondo TI sarebbero dei contraffattori che violano le regole anti-crack del Digital Millenium Copyright Act (DMCA). Li ha quindi subissati di lettere chiedendo la rimozione delle documentazioni pubblicate.
“Anche se non si tratta affatto di una questione di proprietà intellettuale, TI cerca di spaventare gli appassionati con lo scopo di chiudere delle discussioni legittime”, ha sottolineato EFF che ha deciso di rappresentare tre dei blogger sotto il mirino.
La norma tirata in ballo da TI prevede che “nessuno possa aggirare una misura tecnologica che efficacemente ( effectively ) controlli l’accesso ad un lavoro protetto” da copyright.
Tuttavia, ha sottolineato la rappresentante di EFF Jennifer Granick, i sistemi operativi protetti dalle chiavi erano già disponibili decriptate sulle calcolatrici stesse (accessibili semplicemente collegandole ad un computer) ed era possibile scaricarle dal sito dello stesso produttore.
Per quanto riguarda la modifica di sistemi operativi protetti da proprietà intellettuale (che tuttavia non è chiamata in causa da TI), l’articolo 117 del Copyright Act afferma che “è consentito modificare copie del software che si possiede per migliorarne le prestazioni sull’hardware disponibile”. D’altronde il reverse engeneering dalla norma è legittimo nel caso in cui serva a studiare lo strumento legalmente acquistato, e a ottenere l’interoperabilità con altri sistemi.
Claudio Tamburrino