Se ne parla da anni , da quando il governatore repubblicano Rick Perry spingeva per l’installazione di una lunga serie di telecamere “distribuite” sul confine Texas-Messico da trasmettere poi in streaming online, di modo che un qualunque cittadino da qualsiasi parte del paese potesse controllare ed eventualmente segnalare attività illegali e sconfinamento clandestini.
Il sistema di “sorveglianza virtuale” è ora attivo, anche se in dimensioni ridotte rispetto a quanto preconizzato tre anni fa da Perry. Per quanto riguarda l’efficacia, inoltre, l’unico “crimine” sin qui individuato dagli “agenti virtuali” auto-arruolatisi online è stato il passaggio oltreconfine di circa 250 chilogrammi di marijuana .
Delle centinaia di cam preannunciate nel 2006, il sistema di sorveglianza distribuita conta al momento 13 CCTV posizionati in location segrete lungo il letto del fiume Rio Grande. Le autorità si tengono piuttosto abbottonate su dove precisamente si trovino le telecamere , sull’arresto condotto per mezzo delle segnalazioni dei netizen e sul numero di segnalazioni totali sin qui ricevute.
In compenso parla BlueServo , responsabile dell’hosting dei flussi video provenienti dalle CCTV e del sistema di registrazione e gestione dei potenziali vigilantes virtuali. Al momento sono più di 21mila coloro che si sono iscritti per poter scandagliare in tempo reale i confini degli States, i server hanno totalizzato 5 milioni di hit e le mail di segnalazione spedite ammontano a 1.000. Il tempo medio impiegato a guardare le cam è di otto minuti, continua a snocciolare BlueServo.
Se i 2 milioni di dollari dei contribuenti americani sin qui spesi per fermare il passaggio illegale di qualche chilo di “maria” non dicono granché sull’efficacia e la lungimiranza del virtual patrolling texano, il social cam-networking messo in piedi da BlueServo promette meraviglie almeno per quanto riguarda l’advertising on-line.
A ogni “agente” che voglia registrarsi al servizio è infatti richiesto di spifferare i dettagli sull’età, il sesso, la mail e il codice postale, tutte informazioni che, si anticipa già adesso, verranno date in pasto ai professionisti della pubblicità per coprire le spese necessarie a tenere in piedi l’infrastruttura e per il dovuto (ennesimo) profiling del netizen-consumatore.
Alfonso Maruccia