Nei giorni scorsi a Bangkok il Ministro dell’Economia e del Digitale ha scelto di bloccare quasi 200 siti porno rendendoli di fatto del tutto inaccessibili per chiunque si trovi in Thailandia, se non ricorrendo ad accorgimenti e workaround. Una decisione non gradita dalla popolazione locale, pronta a dar battaglia online sui social network con l’hashtag #SavePornhub e scendendo in strada per manifestare la propria disapprovazione.
Pornhub bloccato in Thailandia: rivolta popolare
In molti stanno facendo ricorso a una VPN per aggirare la limitazione. La misura ha interessato anche i portali dedicati al gioco d’azzardo, ma sono i contenuti hot quelli che più hanno smosso le coscienze dei navigatori thailandesi, i più presenti (e duraturi) al mondo su PornHub secondo le statistiche ufficiali: lì mediamente una visita dura 11 minuti e 21 secondi. Al secondo posto di questa particolare classifica ci sono le Filippine con 11 minuti e 9 secondi, mentre sul gradino più basso del podio l’Olanda con 10 minuti e 38 secondi. L’Italia chiude la Top 10 con 10 minuti e 5 secondi.
Le cronache che giungono dal paese parlano di censura e forme di dittatura digitale. La mossa del governo centrale non ha fatto che rendere ancora più tesa la situazione interna con manifestanti ormai da tempo alle prese con proteste rivolte al leader Prayut Chan-o-cha e ai metodi attuati per mettere a tacere gli attivisti. Dall’estate scorsa a oggi le dimostrazioni di dissenso sono andate avanti senza soluzione di continuità. Il giro di vite sul mondo XXX è interpretato come un’ennesima restrizione delle libertà individuali.