The Guardian, giornalismo al gusto social

The Guardian, giornalismo al gusto social

Il quotidiano britannico mette online il lavoro della redazione, sul proprio sito. E invita i suoi lettori a partecipare, su Twitter
Il quotidiano britannico mette online il lavoro della redazione, sul proprio sito. E invita i suoi lettori a partecipare, su Twitter

Nella Gran Bretagna travolta dallo scandalo intercettazioni che ha messo in seria crisi l’impero mediatico di Rupert Murdoch, il Guardian punta sulla trasparenza per dimostrare di meritare la fiducia dei lettori. Un articolo di Dan Roberts, caporedattore delle news nazionali, introduce il daily blog : un documento che rende pubbliche le notizie (non tutte, ovviamente) a cui si sta lavorando giorno per giorno, il giornalista che se ne sta occupando e il relativo account Twitter.

I lettori non solo potranno assistere alla creazione live del quotidiano britannico, ma potranno anche fornire il loro contributo twittando con l’hashtag #opennews . In alternativa si possono contattare i singoli reporter cliccando semplicemente sul loro nome e mandando loro un messaggio su Twitter. Se il contenuto della segnalazione fosse privato si può chiedere al giornalista di essere seguiti a propria volta, in modo da poter iniziare una conversazione via messaggi privati.

Non si tratta propriamente di citizen journalism nel senso classicamente inteso , dato che l’invio di suggerimenti e notizie “dal basso” avviene su Twitter, non sul sito, e prima di essere eventualmente pubblicato passa necessariamente attraverso il filtro del giornalista in redazione. Si tratta, comunque, di una scelta e innovativa e anche coraggiosa dato che, come spiega lo stesso Roberts, questo sistema potrebbe favorire o avvantaggiare i competitor del Guardian.

“Credo – scrive Roberts – che una generazione tirata su con la reality tv e i social media possano chiedere una cosa simile a tutti i tipi di aziende mediali: dalle stazioni radio, decidendo quale musica passare, al servizio pubblico, decidendo in quali progetti e contenuti investire i soldi”.

Una sorta di giornalismo partecipativo riveduto e corretto, che per il Guardian può essere un ottimo investimento (in termini di credibilità, affidabilità ma anche – perché no – facilità di reperimento delle informazioni), e anche un grosso rischio. Per il momento è solo un esperimento: bisogna sperare che cresca, si perfezioni e, magari, arrivi anche in Italia.

Elsa Pili

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Pubblicato il
13 ott 2011
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