Chi si ricorda di The Pirate Bay? Chi non lo conosce avrà buon gioco a googlarne il nome per trovare milioni di articoli che ne narrano le vicissitudini. Chi invece se la ricorda potrà passare al sequel di quella vicenda, ossia la nuova “The NFT Bay“.
The NFT Bay
Il progetto, al pari di quella che fu la Pirate Bay di un tempo, ha un alto valore simbolico. Così come la vecchia versione metteva in dubbio l’istituto del copyright, mettendone in luce le contraddizioni pur con forzature che andarono ben oltre quel che era lecito, la nuova versione si scaglia contro gli NFT (non-fungible token) e ne mette in discussione l’intero assunto.
Il messaggio iniziale va a parafrasare una introduzione di Geoffrey Huntley nel quale si deride l’idea dell’NFT così come formulata ad oggi:
Lo sapete che gli NFT altro non sono che hyperlink verso immagini solitamente ospitate su Google Drive o altri webhost web2.0? La gente sta buttando milioni su istruzioni relative a come scaricare immagini. Ecco perché potete cliccare il pulsante destro e salvare: sono immagini standard. Le immagini non sono contenute nei contratti blockchain.
Così come gli host web2.0 si sa che possono andare offline, questo torrent contiene tutti gli NFT così che le future generazioni studiando la nostra mania possano chiedersi: “Cosa? Abbiamo distrutto il pianeta per QUESTO?”
💀OMG WHO RIGHT CLICKED ALL OF THE #NFTs?☠️
🛳🏴☠️ https://t.co/o0YRK78AkL 🏴☠️🛳
👀 pic.twitter.com/g74TFqzX0n— geoff (@GeoffreyHuntley) November 18, 2021
Un’ironia graffiante che sta a monte di un download da oltre 15 TB di materiale fatto di piccole immagini, meme ed altri elementi ben poco significativi che gli NFT oggi tutelano. Il ruolo di The NFT Bay non è quello di portare gli utenti a violare il principio di proprietà che vorrebbe soggiacere dietro gli NFT, quanto più a mettere in discussione gli NFT stessi, la loro idea, il fatto che possano essere accettati, venduti e trattati.