Per Nigel Godrich , storico produttore dei Radiohead , i meccanismi di retribuzione previsti dal servizio di streaming Spotify rappresenterebbero “un’equazione che, semplicemente, non funziona”. Pubblicato nel lontano 2006, il primo album da solista di Thom Yorke The Eraser è stato rimosso dal catalogo della piattaforma svedese, così come Amok – prima fatica discografica della sua band Atoms for Peace – e il progetto Ultraísta dello stesso producer della seminale formazione britannica.
The reason is that new artists get paid fuck all with this model.. It’s an equation that just doesn’t work
– nigel godrich (@nigelgod) July 14, 2013
Se per Godrich è principalmente una questione di royalty destinate ai singoli artisti presenti sulle varie piattaforme del mercato digitale – scarse le differenze tra un servizio come Spotify e le vecchie percentuali a tenaglia dell’industria discografica tradizionale – il leader dei Radiohead Thom Yorke si tratterebbe di una battaglia da combattere necessariamente: “Ci battiamo per i nostri compagni musicisti”, ha scritto Yorke in un cinguettio via Twitter, rispondendo a un fan che bollava la mossa come un danno per tutti i fan.
“your small meaningless rebellion is only hurting your fans… a drop in the bucket really” No wère standing up for our fellow musicians
– Thom Yorke (@thomyorke) July 14, 2013
Diverso il parere dei rappresentanti di Spotify: la piattaforma svedese avrebbe versato un totale di 500 milioni di dollari (383 milioni di euro) dalla sua fondazione nel 2008 , ovviamente destinato a tutti i legittimi detentori dei diritti. La stessa cifra verrà versata entro la fine di quest’anno (e solo per quest’anno). I tre dischi di Yorke e Godrich sono stati comunque rimossi anche dal catalogo del servizio rivale Rdio. ( M.V. )