Roma – Migrazione ad un altro operatore, immediata portabilità del numero e recupero del credito residuo. Questo “tris di diritti” compete agli utenti di telefonia mobile a cui il gestore comunica una variazione unilaterale del piano sottoscritto . Lo ha evidenziato l’ Antitrust in seguito alle variazioni tariffarie imposte recentemente da Wind ai propri clienti.
La decisione dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato trae origine dalle segnalazioni inoltrate da numerosi utenti dell’operatore mobile in merito al controverso provvedimento di rimodulazione del piano tariffario Wind 10, unilateralmente trasformato in Wind 12. Quest’ultimo piano prevede una tariffa, applicata per chiamate verso qualsiasi numero, di 12 centesimi di euro al minuto (anziché di 10), uno scatto alla risposta di 16 centesimi (che con Wind 10 era di 15 cent), 15 centesimi per ogni SMS e notifica SMS (contro i 10 dell’offerta precedente) e 60 centesimi per gli MMS.
Sotto la lente dell’Authority non è finita solamente la rimodulazione tariffaria in sé, ma anche la modalità scelta per avvisare i clienti : un SMS sintetico, privo delle indicazioni circa il giustificato motivo alla base della decisione di Wind di cambiare il profilo tariffario. “Se la possibilità di variazione unilaterale fosse prevista dalle condizioni generali di contratto – considera l’Antitrust – potrebbero esistere gli estremi per una valutazione di vessatorietà delle stesse clausole contrattuali. In base al Codice del Consumo, le associazioni dei consumatori possono richiedere al giudice di proibire l’uso di clausole ritenute vessatorie”.
“L’Antitrust – si legge nella nota diffusa ieri – ricorda che il Codice delle comunicazioni elettroniche attribuisce agli abbonati il diritto di recedere dal contratto, senza penali, al momento della notifica di proposte di modifica delle condizioni contrattuali : la comunicazione relativa alla variazione dei piani tariffari, inviata con SMS e senza l’indicazione sulla possibilità di esercitare tale diritto, sembrerebbe dunque violare la regolamentazione in vigore e potrebbe, in base alla normativa, essere sanzionata”.
L’Authority presieduta da Antonio Catricalà ha trasmesso le segnalazioni ricevute all’Agcom e al ministro dello Sviluppo Economico Pierluigi Bersani, firmatario del pacchetto sulle liberalizzazioni che ha portato all’abolizione dei costi di ricarica, provvedimento da cui sembrano aver avuto origine le iniziative di Wind.
“Per l’Autorità – prosegue il comunicato – rientra ovviamente nella disponibilità delle imprese offrire nuovi e più costosi piani tariffari ma occorre garantire agli utenti, che conseguentemente intendono cambiare operatore, la portabilità immediata del numero di telefono, assicurando il mantenimento del credito residuo. All’ Agcom l’Antitrust chiede dunque che venga assicurato, in questi casi, uno speciale regime di immediata portabilità”.
Il pronunciamento del Garante della Concorrenza incassa il plauso dei consumatori . “Siamo lieti che anche l’Antitrust richiami la Wind e gli altri operatori di telefonia mobile a un maggior rispetto dei diritti degli utenti e delle regole più elementari della concorrenza” dichiara il Movimento Difesa del Cittadino : “Di fronte ai comportamenti a dir poco scandalosi di alcuni operatori di telefonia mobile subito dopo l’emanazione del decreto Bersani e alle migliaia di denunce che sono seguite, l’appello dell’Antitrust rappresenta un forte richiamo non solo per le compagnie e per l’Agcom, ma anche per le associazioni dei consumatori, invitate ad agire giudizialmente”.
“Dispiace per la verità che – sostengono i presidenti di Federconsumatori , Rosario Trefiletti, e Adusbef , Elio Lannutti – anche in questo caso, l’Antitrust abbia anticipato una decisione che avrebbe dovuto assumere tempestivamente l’Autorità delle Comunicazioni”. Le due associazioni sottolineano che “questo pronunciamento non solo considera vessatoria qualsiasi causa di unilateralità nel cambio dei contratti commerciali in essere, ma – oltre a riconfermare il diritto della portabilità, che ricordiamo essere esigibile sempre e comunque dal cittadino – innova in due direzioni fondamentali. Il credito residuo viene conservato nel passaggio all’altro operatore, con risparmi importanti del cittadino consumatore; inoltre, così decidendo, si realizza una più decisa competitività di settore”.
Allineata alle medesime posizioni è ADOC , che osserva: “Giusto anche mettere al corrente il Ministro Bersani sullo stato delle cose. Le liberalizzazioni infatti, in ogni ambito, non devono rischiare di divenire la sponda per il peggioramento delle condizioni tariffarie o di servizio rispetto al passato. Lo dicevamo allora e lo ribadiamo adesso, bisogna vigilare affinché rappresentino una reale opportunità di scelta per i consumatori e di crescita per il nostro Paese”.
La vicenda aveva motivato pure Generazione Attiva a contestare l’azione di Wind, anche per un aspetto ulteriore: l’associazione di consumatori ha segnalato , sempre all’Antitrust, la presunta ingannevolezza dei messaggi pubblicitari dell’offerta Wind 10, nei cui spot si pronunciava la frase “solo con Wind parli con 10 cent al minuto con tutti, per sempre”. Un’eternità che oggi si può interrompere anche con la migrazione immediata.
Va osservata, infine, la dura reazione dell’Agcom, di cui il Garante della Concorrenza e del Mercato, con la propria decisione, ha evidenziato la lentezza procedurale. L’Authority TLC non accetta le accuse di lentezza mosse da più fronti e, con un comunicato stampa pubblicato con sorprendente rapidità, risponde all’Antitrust qualificandosi innanzitutto come “l’unica amministrazione che in concreto ha dato immediata attuazione, con provvedimenti, ispezioni ed attività sanzionatoria, al Decreto Bersani”, essendo intervenuta “in materia di diritto di recesso degli utenti, trasparenza di tutte le tariffe telefoniche, fisse, mobili e di accesso ad internet; e di rimborso del credito residuo in regime di portabilità del numero mobile”. Ricorda inoltre di aver già avviato “il procedimento sanzionatorio nei confronti di Wind”.
L’Agcom comunica infine “che oggi si è concluso un procedimento scaturito dalle denunce di dodici consumatori nei confronti della società Telecom Italia con il pagamento di una somma di circa 250.000 euro per servizi non richiesti”. Sembra quindi che, anche tra Authority, esista una competitività tutta da esprimere. Che gli utenti vorrebbero vedere attuata probabilmente più a suon di provvedimenti che di comunicati.
Dario Bonacina