TikTok: una legge cinese potrebbe impedirne la vendita

La Cina a gamba tesa sulla vendita di TikTok

Pochi giorni fa Pechino ha introdotto una legge che potrebbe rallentare o addirittura impedire la cessione di TikTok a una società americana.
La Cina a gamba tesa sulla vendita di TikTok
Pochi giorni fa Pechino ha introdotto una legge che potrebbe rallentare o addirittura impedire la cessione di TikTok a una società americana.

Non così in fretta. Una nuova legge introdotta nella giornata di venerdì in Cina potrebbe rallentare o addirittura impedire l’acquisizione di TikTok da parte di una realtà straniera. Microsoft, OracleWalmart potrebbero dunque incontrare un ostacolo sul loro percorso finalizzato ad allungare le mani sull’applicazione del momento.

TikTok: una legge cinese potrebbe impedirne l’acquisizione

Si tratta di una normativa che regola l’esportazione di tecnologie sensibili e che stando a quanto riportato nel fine settimana dal New York Times potrebbe interessare proprio il social network di ByteDance. Per la cessione della piattaforma si renderebbe necessario il via libera, sotto forma di licenza o autorizzazione, da parte di Pechino. E considerando le tensioni tra le due superpotenze andate crescendo negli ultimi mesi non sarebbe cosa scontata.

Le prossime settimane si preannunciano roventi. Negli Stati Uniti l’amministrazione Trump ha messo nero su bianco che se TikTok non passerà sotto il controllo di una realtà USA entro breve il 20 settembre l’app verrà messa al bando con l’esclusione dagli store gestiti da Apple e Google.

Sul piatto una potenziale operazione valutata decine di miliardi di dollari. A farsi avanti, in via ufficiale e non, le realtà citate in apertura. In pole position sembra esserci Microsoft che pur essendo già presente nel mondo social con la rete LinkedIn dedicata ai professionisti si troverebbe così a gestire un network indirizzato a un’utenza ben diversa, sia in termini demografici sia per quanto riguarda i contenuti.

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La vicenda vede intrecciarsi interessi economici e dinamiche di natura geopolitica, chiamando in causa presunte minacce alla sicurezza nazionale d’oltreoceano in modo non troppo dissimile a quanto avviene con il caso legato al ban di Huawei e all’installazione delle infrastrutture per il 5G.

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Pubblicato il
31 ago 2020
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