L’eventuale acquisizione di TikTok da parte di Microsoft andrebbe a spostare non poco gli equilibri consolidati nel panorama social, soprattutto se si osserva l’operazione in prospettiva. La possibile stretta di mano tra il gruppo di Redmond e il colosso asiatico ByteDance avrebbe ripercussioni capaci di oltrepassare i confini del territorio hi-tech per essere avvertite nelle aule della politica e della diplomazia internazionale. Fermi tutti: fino a qualche giorno fa non era solo un’applicazione per ragazzini? O c’è di più?
USA e Cina: l’affare Microsoft-TikTok nel mezzo
In verità c’è di più. Molto più di una bacheca virtuale su cui condividere brevi video da masticare e sputare prima di passare oltre. C’è anzitutto una manovra economica potenzialmente in grado di spostare almeno 50 miliardi di dollari sull’asse Seattle-Pechino. Si tratterebbe del più grande investimento di sempre di questo tipo per un’azienda che ha segnato la storia e l’evoluzione del mondo informatico, il doppio circa rispetto a quanto sborsato quattro anni fa per allungare le mani su LinkedIn.
Ci sono poi le questioni legate alla gestione dei dati. Impossibile oggi scindere una piattaforma, qualunque siano la sua natura e il suo target, dalle dinamiche che ne regolano il funzionamento. E quelle di TikTok vanno a toccare un nervo sensibile, le interazioni tra i membri di una platea prevalentemente giovane e che proprio in virtù della fascia d’età necessita di protezioni efficaci e controlli rigorosi. Se dunque per Facebook il tema della privacy è fortemente sentito, in questo caso lo è obbligatoriamente ancor di più.
A questo si aggiungono i rapporti tra Stati Uniti e Cina già messi a dura prova nell’ultimo biennio dallo scontro frontale tra due leadership poco inclini a percorrere la strada della diplomazia. Lo testimonia l’intervento sul tema di oggi da parte di Trump che minaccia il ban dell’applicazione se l’affare non arriverà a concludersi in poco più di un mese chiedendo esplicitamente che una fetta della torta finisca nelle casse pubbliche USA per ragioni al momento non del tutto chiare. Lo confermano le voci provenienti in queste ore da Pechino secondo le quali il paese non starà ad assistere in silenzio al “furto” di TikTok disponendo di “parecchi modi per rispondere”.
ByteDance come Huawei
Insomma, un ennesimo terreno di scontro tra due superpotenze mondiali già ai ferri corti per le note vicende riguardanti il ban di Huawei nel momento più caldo della corsa al 5G. Un accostamento, quello tra il gruppo di Shenzhen e l’applicazione di ByteDance, fatto oggi anche dal Global Times, quotidiano cinese controllato dal Partito Comunista.
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Nel mezzo Microsoft, forse la meno quotata tra le realtà americane interessate all’affare quando un paio di settimane fa hanno iniziato a circolare con insistenza voci di corridoio a proposito di una possibile cessione. La casa di Windows, dei PC, di Surface e di Office pronta ad accogliere nel portfolio un’applicazione per ragazzini. O c’è di più?