Ennesimo “attacco” contro TikTok negli Stati Uniti. Il Procuratore generale del Texas ha presentato una denuncia per la violazione della privacy dei minori, chiedendo una sanzione amministrativa e un’ingiunzione permanente. Una simile denuncia è stata presentata anche dal Dipartimento di Giustizia all’inizio di agosto. L’azienda cinese è attualmente impegnata nel processo di appello che stabilirà se la legge sull’obbligo di vendita rispetta la Costituzione.
TikTok ha violato la privacy dei minori?
Il Procuratore generale del Texas (Ken Paxton) accusa TikTok di aver violato il Securing Children Online through Parental Empowerment (SCOPE) Act, la legge entrata in vigore il 1 settembre che vieta condivisione, diffusione e vendita dei dati personali dei minori, a meno che non ci sia il permesso dei genitori.
Nella denuncia è scritto che TikTok raccoglie numerose informazioni sensibili degli utenti, tra cui data di nascita, email e numero di telefono, oltre ai dati associati all’uso del social network (video visualizzati, like, commenti e altro).
La suddetta legge impone l’implementazione di strumenti per il controllo parentale che consentono ai genitori di bloccare la raccolta dei dati e quindi di modificare le impostazioni relative alla privacy. Secondo il Procuratore, TikTok non fornisce tool adeguati. La funzionalità Family Pairing per gli utenti con età compresa tra 13 e 17 anni non permette di controllare l’uso dei dati e di conoscere le inserzioni personalizzate.
Inoltre, i genitori sono obbligati a creare un account che dovrà essere collegato a quello dei figli. I minori di 13 anni possono accedere ad una versione limitata di TikTok. In questo caso non esiste la funzionalità Family Pairing. Il Procuratore chiede una sanzione fino a 10.000 dollari per ogni violazione della legge e un’ingiunzione permanente per eventuali future violazioni.
TikTok ha pubblicato un post su X, affermando che le accuse sono false perché ci sono diverse funzionalità per la protezione dei minori. In Europa è stata avviata un’indagine per la violazione del Digital Services Act.