Oggi il Garante Privacy annuncia l’avvio di un procedimento formale nei confronti di TikTok elencando una serie di violazioni attribuite alla piattaforma: scarsa attenzione alla tutela dei minori, divieto di iscrizione ai più piccoli facilmente aggirabile, poca trasparenza e chiarezza nelle informazioni rese agli utenti, impostazioni predefinite non rispettose dei dati personali.
TikTok: le violazioni rilevate dal Garante Privacy
L’istruttoria è stata avviata nel mese di marzo portando alla luce una serie di pratiche attuate dal social network e ritenute non conformi a quanto prevede l’impianto normativo che regola la protezione delle informazioni e degli iscritti. A rendere particolarmente importante la questione è l’età media degli utenti, spesso giovani o giovanissimi.
L’autorità contesta a TikTok anzitutto una modalità di iscrizione non strutturata in modo da tutelare in modo adeguato i minori. Il divieto formale di creare un account per chi non ha compiuto 13 anni risulta troppo facile da aggirare, è sufficiente inserire una data di nascita falsa. Viene dunque meno anche la conformità a quanto previsto dalle regole italiane sul tema che richiedono l’esplicito consenso autorizzato da parte dei genitori o di chi ha la responsabilità genitoriale del ragazzo con età inferiore ai 14 anni.
Il Garante per la protezione dei dati ha aperto un procedimento formale sui rischi per la #privacy di #TikTok, il social network utilizzato dai più giovani per creare e condividere video. La tutela dei minori è fondamentale e ciò che è illegale offline deve esserlo anche online
— Paola Pisano (@PaolaPisano77) December 22, 2020
Viene inoltre posto l’accento sull’informativa rilasciata agli utenti, standardizzata e non pensata per prendere in considerazione le specifiche esigenze dei minori, mentre andrebbe creata una sezione appositamente per i più piccoli, redatta con un linguaggio semplice, accessibile e con meccanismi di alert efficaci nel segnalare potenziali rischi.
Altro punto preso in esame è quello riguardante i tempi di conservazione dei dati: indefiniti rispetto agli scopi per i quali sono raccolti. Non vengono poi indicate le modalità di anonimizzazione che il social network afferma di applicare. Lo stesso vale per il trasferimento delle informazioni in paesi esterni all’Unione Europea.
Infine, la piattaforma imposta in modo predefinito il profilo come pubblico esponendolo alla massima visibilità, senza che questo venga deciso in modo proattivo dal diretto interessato a differenza di quanto prevede la normativa.
[gallery_embed id=144246]
A TikTok e più nello specifico alla parent company ByteDance che controlla il social network vengono ora concessi 30 giorni per inviare memorie difensive e chiedere eventualmente di essere ascoltata.