L’ennesimo tassello dell’affair TIM ha preso corpo nelle scorse ore, quando l’AD Luigi Gubitosi ha rassegnato le dimissioni accordandosi con il gruppo. Secondo quanto comunicato da TIM, l’addio è stato siglato “dopo aver raggiunto un accordo con la Società che prevede la reciproca rinuncia a ogni pretesa in relazione al rapporto di lavoro dipendente“. Inoltre “Luigi Gubitosi ha rinunciato a qualsiasi pretesa nei confronti della Società in relazione al rapporto di amministrazione“.
L’accordo prevede il riconoscimento a Luigi Gubitosi di un importo (severance) di circa 6,9 milioni di euro (soggetto al claw back da parte di TIM), da corrispondersi entro il 3 gennaio 2022. L’accordo è conforme alla Politica di Remunerazione di TIM ed è stato approvato all’unanimità dal Consiglio di Amministrazione (“il Consiglio”), previo parere favorevole del Comitato Nomine e Remunerazione
Si tratta di un momento chiaramente significativo in questa fase di transizione e l’offerta KKR raggiunge pertanto ulteriore concretezza. TIM al momento predica pazienza, spiegando che ogni cosa va fatta secondo la procedura prevista:
Al momento sono in corso una valutazione dettagliata della Manifestazione Indicativa Non Vincolante e un’analisi comparativa della stessa rispetto ad alternative strategiche e prospettive future della società, mirate a decidere, tra le altre cose, se dare accesso alla due diligence richiesta da KKR. Inoltre si ricorda, come annunciato il 15 dicembre, che il management sta intraprendendo una revisione del piano. Questo processo è complesso e richiederà dei tempi che in questo momento non sono quantificabili. Il Consiglio e il Comitato si impegnano a procedere, con il supporto degli advisor, in maniera tempestiva ed esauriente, in linea con i doveri fiduciari e nell’interesse di tutti gli stakeholders.
La mossa di Gubitosi è quella di chi non intende attendere oltre: incassa la buonuscita, libera un posto (che sarà presumibilmente occupato da Labriola) e tenta di velocizzare le manovre di avvicinamento a KKR senza costringere a tempi serrati che lo Stato potrebbe vedere come ostili e degni di maggior attenzione. La prossima convocazione del CdA (2 marzo) sarà già un momento importante per fare il punto su quanto sta accadendo alla principale azienda telco italiana.