È Roberto Gualtieri, Ministro dell’Economia, il primo favorevole ad attribuire al pubblico un ruolo da protagonista nella gestione dell’entità che verrebbe a crearsi dalla fusione fra TIM e Open Fiber. Tra gli asset in gioco anche le infrastrutture fino ad oggi sotto il controllo dell’operatore per l’erogazione dei servizi offerti alle utenze in tutto il paese. Nuovi dettagli emergono oggi da un’indiscrezione ottenuta e condivisa da Reuters.
Rete unica: questione di governance
Il governo punta ad accelerare i tempi per la realizzazione della cosiddetta rete unica con una duplice finalità: colmare nel minor tempo possibile il gap tecnologico che ancora separa il nostro territorio da quelli degli altri stati europei in termini di connettività e garantirsi i fondi continentali della Recovery and Resilience Facility necessari per potenziare l’attuale infrastruttura entro i prossimi cinque anni.
Quello relativo al controllo della realtà frutto dell’operazione rimane però ancora il principale nodo da sciogliere: Telecom Italia non arretra rispetto alle pretese avanzate in un primo momento e anche questa settimana ha ribadito la volontà di voler mantenere la fetta più grande della torta nonché la governance della realtà che andrà a nascere.
Da Open Fiber, nelle mani di Enel e CDP (Cassa Depositi e Prestiti), non sono giunti commenti in merito. L’operatore wholesale ha ad ogni modo più volte ribadito la volontà di giungere in tempi brevi a un accordo, con la prospettiva di velocizzare il processo di ammodernamento della rete nazionale che in alcune aree negli ultimi mesi ha talvolta mostrato i suoi limiti, portando alla luce quanto la piaga del divario digitale sia ancora in grado di impattare su competitività, accesso ai servizi e opportunità.
Un’opzione al vaglio è quella che vedrebbe TIM inizialmente accontentata con una quota di maggioranza, a patto però che non sia impedita la partecipazione di alcun altro player del mercato né l’ingresso a nuovi operatori. A far rispettare le condizioni potrebbe essere un funzionario appositamente nominato dal Governo e dall’autorità che vigila sulle comunicazioni.
KKR e FiberCop
Nella complessa vicenda si inserisce anche la cessione al fondo statunitense KKR di una quota di partecipazione nella gestione dell’ultimo miglio. Per dare priorità alle discussioni sulla rete unica, l’operazione è stata posticipata a fine mese. Contestualmente CDP o un’altra realtà legata al pubblico potrebbero investire in FiberCop, così da bilanciare la presenza americana.
L’intera manovra non interesserebbe in alcun modo il business di TIM legato ai network mobile, inclusi quelli 5G di ultima generazione, così come le attività legate ai data center e al retail.