TIM ha comunicato di voler rallentare, per agevolare il dialogo con le autorità italiane: TIM Prime, servizio presentato come rimodulazione tariffaria revocabile solo su richiesta, non scatterà per gli utenti dell’operatore il 10 aprile, come previsto in origine.
Ad aver pesato sulla marcia indietro di Telecom Italia c’è l’ intervento dell’AGCOM, che nei giorni scorsi ha diffidato l’operatore dal procedere nei propri piani: sconti presso alcuni cinema, accesso a concorsi, navigazione 4G, servizi di assistenza diretta e un pacchetto per comunicare con un altro utente TIM, previsti da Prime, sono apparsi all’Authority, e ai comsumatori , un’offerta differente rispetto a un ritocco tariffario. Il Garante ha ritenuto che Prime si configurasse come “un servizio aggiuntivo a pagamento non richiesto”, imposto in regime di opt-out come se invece fosse una modifica alle condizioni del piano telefonico, e ha deciso di inviare la documentazione all’Antitrust per verificare eventuali incompatibilità con il Codice del Consumo.
TIM ha ora annunciato che non procederà automaticamente all’aggiornamento dell’offerta per i propri utenti, “con l’obiettivo primario di mantenere il rapporto di assoluta trasparenza con i propri clienti e di assicurare un confronto aperto, sereno e costruttivo con le Autorità” e in vista “dell’avvio delle interlocuzioni con le Autorità in merito e volte al lancio di nuovi e migliori servizi”.
Vodafone, per aver lanciato nel 2015 e con le stesse modalità di TIM un servizio del tutto analogo a Prime, denominato Vodafone Exclusive, è già stata sanzionata dall’AGCM per un milione di euro.
Gaia Bottà