Solo 255 milioni di sterline, una miseria rispetto a un anno fa quando di milioni di pound ce ne volevano più del doppio: Tiscali ha confermato di aver completato gli accordi per la cessione del 100 per cento della sua filiale britannica Tiscali UK, passata a Carphone per meno di 290 milioni di euro (di cui 22 serviranno a saldare debiti contratti in terra di Albione). Una cessione che, seppure insoddisfacente rispetto alle aspettative coltivate dalla azienda di Renato Soru appena un anno fa, dovrebbe consentire negli auspici della dirigenza di rimettere ordine nei conti e rilanciare le attività.
“La cessione di Tiscali UK al gruppo Carphone Warehouse e la ristrutturazione della posizione finanziaria del gruppo riflettono la volontà di concentrarsi sul rilancio delle attività italiane con un’adeguata struttura patrimoniale” ha spiegato Mario Rosso, attuale presidente e amministratore delegato di Tiscali: la società ha inoltre reso noto di essere ora in grado di portare a termine il piano di ristrutturazione finanziaria entro i limiti fissati con le banche per la rinegoziazione del debito . Entro il prossimo 5 giugno si dovrebbero conoscere quindi tutte le novità in questo senso.
A trarre il maggiore profitto dall’operazione, in ogni caso, è senz’altro Carphone: Tiscali UK, il quinto ISP in banda larga del Regno Unito, conta al suo attivo quasi 1,5 milioni di utenti, che sommati agli oltre 2,75 milioni dell’operatore britannico dovrebbero proiettarlo in cima alla classifica superando in un balzo British Telecom e Virgin. Con 4,25 milioni di utenti , Carphone diventa così la prima forza al di là della Manica: un risultato tanto più significativo se si considera che l’azienda ha iniziato il suo percorso di provider solo a partire dal 2004 con il marchio TalkTalk.
Nonostante BT contesti questi numeri, ribadendo che nel suo caso vadano sommati anche gli utenti business al totale portandolo a 4,7 milioni e facendole riguadagnare la leadership, Carphone si mostra fiduciosa rispetto al prosieguo della sua avventura: la strategia di unbundling fin qui condotta le ha garantito un’importante serie di successi dal punto di vista commerciale, successi che spera di replicare anche facendo transitare entro i prossimi due anni i clienti Tiscali sulle proprie infrastrutture e mirando a garantire una copertura dell’80 per cento della sua base utenti con i propri apparati senza doversi appoggiare alle strutture altrui.
Secondo Carphone, l’acquisizione dovrebbe garantire un bonus sugli utili del 10 per cento già a partire da quest’anno: inoltre, sarebbero almeno 50 milioni di sterline i risparmi previsti ogni anno a partire dal 2011 grazie al passaggio degli oltre 4 milioni di abbonati sotto un singolo sistema di fatturazione e fornitura del servizio.
Da parte sua Tiscali ha ribadito di volersi concentrare maggiormente sul mercato domestico: con circa 600mila abbonati, valore in crescita, non gode delle stesse economie di scala di cui si avvantaggerà l’operatore britannico ma la differenza tra i mercati dovrebbe comunque consentire buoni margini operativi all’azienda di Renato Soru. In media, un contratto italiano frutta circa 30 euro al mese all’operatore sardo, contro i 24 della media nazionale e i 28 d’oltremanica: i numeri, insomma, dovrebbero consentire un trend positivo che condurrebbe alla rinascita del marchio (pur oggi distante in fatto di numero di abbonati dal leader Telecom Italia e dal principale concorrente Fastweb).
All’orizzonte, oltre al preannunciato ritorno di Soru al timone dell’azienda, ci sarebbe pure una ricapitalizzazione da oltre 200 milioni di euro in cui lo stesso Soru sarebbe pronto a entrare con propri fondi. Anche questa una condizione necessaria e rinegoziare il debito coi creditori per consentire la ripresa dell’iniziativa sul piano industriale.
La notizia della cessione delle attività britanniche di Tiscali è stata digerita in modo contrastato dalla Borsa italiana: dopo un avvio di seduta in caduta libera, che ha portato alla sospensione del titolo per eccesso di volatilità, le azioni Tiscali hanno risalito la china fino ad un robusto più 10 per cento. A fine seduta, tuttavia, il titolo ha fatto registrare un complessivo meno 3,48 per cento : un risultato che probabilmente riflette l’incertezza degli investitori rispetto ad un piano di ristrutturazione non ancora presentato.
Luca Annunziata