Roma – Nessuna ingannevolezza permea la pubblicità che Telecom Italia ha pubblicato su web relativa alla propria offerta ADSL Alice Free . Ad affermarlo è l’ Autorità garante del mercato che ha respinto un ricorso presentato da Tiscali.
Il provider sardo aveva denunciato il fatto che l’uso della terminologia “Free” avrebbe potuto indurre l’utente a ritenere gratuito il servizio fornito dall’incumbent. Una tesi che non è stata però condivisa dall’Authority.
L’Autorità infatti ritiene che Telecom abbia indicato con sufficiente chiarezza le caratteristiche dell’offerta che prevede, a fronte di un “contributo una tantum” di 28 euro, una spesa per la connessione di 2 euro per ogni ora. Una “assoluzione” che si deve anche al cambiato panorama delle offerte ADSL che in misura sempre maggiore, secondo l’Authority, prevedono l’eliminazione del canone fisso mensile.
Di interesse rimane il fatto che Tiscali , la società che ha inventato la “freelosophy” e un accesso a pagamento noto come free internet, abbia cercato di far bocciare, perché ingannevole, un messaggio promozionale che indica un accesso a pagamento usando il medesimo termine.
In questo senso, è da sottolineare il fatto che Telecom abbia portato nel procedimento a propria discolpa anche l’affermazione secondo cui il termine “free”, “associato alla denominazione del servizio pubblicizzato, corrisponde alla etimologia del termine inglese nel senso di “libero da canone” e risulta veritiero”. Una “traduzione” la cui primogenitura spetta senz’altro al provider sardo.