Un piano che, a detta del management e degli addetti ai lavori, non è esattamente ambizioso: il termine giusto, probabilmente, è ragionevole. Utili nel 2013, ripiano del debito, 1 milione di clienti da racimolare in 3 anni (ivi compresi 200mila provenienti dal neonato marchio MVNO). Renato Soru e Tiscali ripartono da qui: da una scommessa perduta, che avrebbe dovuto traghettare l’azienda sarda in tutta Europa, a una più piccola e possibilmente solida “società che opera solo in Italia con un business plan sostenibile”. E che, forte di una ricapitalizzazione da 180 milioni di euro e di 150 milioni di investimento in 36 mesi, punta a tornare solidamente coi piedi per terra.
Di mezzo, però, c’è l’ottovolante del titolo in borsa . All’inizio dell’operazione di ricapitalizzazione, realizzata essenzialmente con un escamotage finanziario che accolla agli investitori l’onere pecuniario, di azioni Tiscali sul mercato ce n’erano 60 milioni e valevano lo scorso venerdì circa 3 euro ognuna. Alla fine della procedura, fissata per il 30 ottobre, di azioni ce ne saranno 1,7 miliardi: il costo finale per ciascuna non dovrebbe superare i 16-18 centesimi di euro. Una manovra complessa , da cui gli azionisti attuali possono mettersi al riparo sottoscrivendo l’aumento di capitale pena una diluizione importante (oltre il 97 per cento), e che servirà essenzialmente a rastrellare quei 180 milioni indicati da Soru come obiettivo dell’operazione.
L’unione dell’interesse per la ristrutturazione e le circostanze con cui questa si svolge, hanno generato un impressionante +179 per cento nel primo giorno di contrattazione lo scorso lunedì, seguito da un altrettanto notevole 73 per cento il secondo giorno. Valori solo apparentemente da boom, spiegano gli esperti, anche alla luce degli approfondimenti richiesti dalla Consob sull’intera procedura: si tratta, tuttavia, di un meccanismo già sperimentato nella Borsa italiana da un paio di società dall’inizio dell’anno (SEAT e Pirelli RE), e che probabilmente non dovrebbe costare nulla in termini di sanzioni alla azienda sarda.
In ogni caso, le modalità seguite per questa ricapitalizzazione sono la parte meno ortodossa dell’intera operazione: per il resto, Tiscali ha deciso di guardare al futuro con ottimismo ma anche con prudenza, mirando come detto a rastrellare un milione di clienti in tre anni e arrivando a garantirsi 370 milioni di euro di ricavi con un reddito operativo lordo (EBITDA) di 90 milioni . Il tutto puntando sulla possibilità di sfruttare le caratteristiche tecnologiche della rete Tiscali già realizzata a cavallo tra gli anni ’90 e l’inizio di questo decennio, una rete che secondo Soru “è stata fra le prime (…) di nuova generazione, nata per integrare la rete fissa e quella mobile”.
Fallita la scommessa dei margini stellari su connettività e servizi online, ora Tiscali punta alla monetizzazione della sua attività ISP e telco. È stata già lanciata sul mercato la nuova offerta mobile, in vendita tra l’altro nelle catene Buffetti e CHL (e secondo Soru questo “permette di eliminare i costi fissi tenendo solo quelli variabili”), a cui seguirà sempre di più un approccio multicanale: “Punteremo molto sul nostro portale web che ritengo un ottimo canale di vendita con un milione e 300mila utenti unici al giorno” ha aggiunto l’imprenditore sardo che rimane al momento il principale shareholder della sua società (dopo la ricapitalizzazione passerà comunque dal 20 al 17,7 per cento per via della diluizione). Posizione la sua che, tuttavia, Soru non esclude possa mutare in futuro se sul piatto dovesse arrivare un’offerta ritenuta interessante per la Tiscali tutta italiana .
Ad intralciare i tutto sommato semplici piani di Soru, e del general manager Luca Scano, restano solo due ostacoli: il primo, più serio, è l’ escrow (ovvero un fondo) da 40 milioni di euro costituito in occasione della cessione delle attività nel Regno Unito a Carphone . Soldi che sono bloccati a garanzia del valore della transazione, e sui quali si conta per contribuire a raddrizzare i bilanci delle attività italiane: “Abbiamo dovuto vendere – ha chiarito Soru – a un prezzo che non tiene in considerazione i veri valori di Tiscali. (…) Siamo certi di quello che abbiamo venduto e che di quei 40 milioni di escrow non ne pagheremo uno”. Tuttavia, Oltremanica si sta già muovendo qualcosa : e non tutto sembra rassicurare sull’esito di questa transazione.
L’altro fattore è quello dei dividendi: in queste condizioni è improbabile che Tiscali paghi alcunché ai suoi azionisti, nonostante già dal 2010 i bilanci dovrebbero tornare a produrre utili. Sul piatto, però, ci sono investimenti per 150 milioni che serviranno soprattutto a rilanciare le offerte business e la convergenza fisso-mobile . Obiettivo : “tornare a essere innovativi”, parola di Renato Soru.
Luca Annunziata