Asstel ha presentato il sesto rapporto sulla filiera delle telecomunicazioni in Italia, una fotografia annuale sullo stato dell’industria delle TLC e le dinamiche economiche che caratterizzano il settore nel Belpaese. C’è molto da piangere, ovviamente, ma anche i segnali positivi non mancano.
Nel complesso, dal 2013 al 2014 il settore delle TLC italiane ha perso il 5 per cento dei ricavi raggiungendo i 42,3 miliardi di euro (-2,5 miliardi), mentre l’occupazione è scesa del 3 per cento; meglio, molto meglio hanno fatto gli investimenti, cresciuti del 7 per cento fino a 5,9 miliardi di euro.
Particolarmente negativa la situazione degli operatori mobile , con un giro d’affari diminuito del 10 per cento e che in sette anni ha perso per strada 7,9 miliardi di euro, vale a dire un terzo del valore complessivo del business. La colpa? Soprattutto della concorrenza feroce a suon di offerte e promozioni, una situazione ideale per i clienti ma che alla lunga impatta sui conti delle aziende.
Per quanto riguarda la banda larga , poi, le connessioni ultra-broadband (sopra i 30 Mbps) sono ancora una risicata minoranza (copertura dello 0,5 per cento) e crescono con passo a dir poco da lumaca (+0,1 per cento, la più bassa d’Europa); molto meglio le connessioni in broadband fissa standard, la cui copertura ha oramai raggiunto il 99 per cento della popolazione contro una media UE del 97 per cento. Sopra la media europea anche le connessioni mobile LTE, oramai disponibili all’84 per cento dell’utenza.
Tutto considerato, dice Asstel, le TLC in Italia rappresentano un settore che continua a soffrire della crisi economica ma che è ben disposto verso il futuro come gli investimenti in crescita stanno a dimostrare; il governo promette meraviglie , ma l’attuale piano normativo non sembra aiutare il rilancio del business.
Alfonso Maruccia