Tokyo – Non è guerra, ma poco ci manca. Niente armi e niente truppe tradizionali: le sorti di questo insolito conflitto vengono interamente decise online. I proiettili sono pacchetti TCP/IP, sparati a ripetizione per intasare le comunicazioni avversarie. I soldati sono esperti di informatica. Si tratta della sotterranea, silenziosa guerra telematica che stando a quel poco di ufficiale che è stato dichiarato dalle autorità nipponiche vanno ingolfando le reti governative dei due paesi più potenti d’Oriente, eterni rivali: crew di cracker cinesi e giapponesi si darebbero battaglia online.
In particolare cracker nazionalisti di entrambi i paesi secondo quanto dichiarato da fonti di Tokyo stanno dando sfogo alla propria ira, fomentata da mesi di polemiche e massicce dosi di propaganda patriottica su entrambi i fronti. Dopo i primi, quasi innocui casi di attacchi online correlati al revisionismo di alcuni politici giapponesi (incolpati da Pechino di voler eliminare dalla storia la strage di Nanchino ), i cracker cinesi stanno facendo sul serio: secondo quanto riportato da Associated Press , il governo di Tokyo teme persino che la situazione possa sfuggire dal controllo .
Sia Pechino che Tokyo da settimane stanno lavorando per non aggravare le tensioni diplomatiche, anche evitando di accusare pubblicamente quanto stanno combinando in Internet i nazionalisti cinesi. Tuttavia, non ci sarebbero dubbi sugli autori dei recenti e ripetuti assalti ad importanti siti istituzionali : proverrebbero dalla Cina, dove non pochi smanettoni hanno dimostrato in passato di ricorrere volentieri a simili ritorsioni informatiche . Per questo motivo, dichiarano fonti ufficiali giapponesi, sono già state attivate procedure di potenziamento per tutte le difese telematiche nazionali .
L’ondata di attacchi distribuiti e tentativi di defacement è diretta sopratutto contro server governativi : ministeri, forze armate e rappresentanze diplomatiche. Finora non ci sono stati danni, garantiscono gli ufficiali di polizia nipponici, tuttavia le comunicazioni sono intasate e si sono verificati numerosi rallentamenti.
Tommaso Lombardi