La risposta di TomTom, azienda di successo nel campo dei navigatori satellitari per auto e moto, si è fatta attendere qualche settimana ma è senz’altro destinata a far discutere: invece di difendersi direttamente dalle accuse di aver violato otto diversi brevetti detenuti da Microsoft, tre dei quali relativi al file system FAT e cinque inerenti le tecnologie di gestione delle mappe, il team di legali che rappresenta il marchio olandese preferisce ribattere con le stesse armi. BigM è stata formalmente accusata di violare a sua volta quattro brevetti : a questo punto starà al giudice valutare chi abbia ragione, anche se con la pletora di avvocati di cui dispone Microsoft quello di TomTom sarà un compito davvero complicato.
La presenza nella denuncia di Microsoft di un esplicito riferimento all’utilizzo di tecnologie legate al suo file system aveva spinto a considerare questa vicenda il prototipo di eventuali futuri sviluppi analoghi per altri produttori che utilizzano Linux nei propri dispositivi: una eventualità esclusa da Microsoft stessa nelle sue dichiarazioni, e che a giudicare dalle contestazioni che oggi le muove TomTom appare quanto mai remota.
Come detto sono quattro i brevetti tirati in ballo dal produttore di navigatori: il primo, numero 5.902.350, si intitola “Generazione di una manovra ad un incrocio attraverso un cambio di direzione”; il secondo, 5.938.720, si riferisce alla “Generazione di un percorso in un sistema di navigazione veicolare”; il terzo, contrassegnato dal progressivo 6.660.994, riguarda invece la “Selezione rapida della destinazione in un sistema di navigazione da automobile”; il quarto e ultimo, catalogato sotto la dicitura “Metodi e apparati per la presentazione dinamica dei Punti di Interesse”, è identificato dal numero 6.542.814.
Secondo la difesa l’accusa, tutti e quattro sarebbero violati da Microsoft all’interno dei suoi prodotti hardware e software per la navigazione: abbastanza per chiedere l’immediata cessazione di ogni sfruttamento indebito, per chiedere risarcimento e danni, nonché il rimborso di ogni spesa legale, a fronte di una pretesa infrazione alla legge. In questo caso non si fa menzione riguardo un eventuale ricorso, in contemporanea, all’ente che sovrintende l’import-export negli USA: Microsoft, da parte sua, aveva presentato una domanda chiedendo il blocco di ogni importazione dei prodotti TomTom nell’Unione. Una decisione che potrebbe prescindere dal giudizio di merito del tribunale, e che condizionerebbe non poco l’attività del marchio europeo.
Quello che appare chiaro adesso, comunque, è che tutta la faccenda ha probabilmente poco a che fare con i brevetti, con Linux, e con tutto quello che potrebbe far pensare il testo depositato da TomTom presso una corte della Virginia a un primo sguardo: la proprietà intellettuale in questa vicenda conta fino a un certo punto, quello che acquisisce maggiore importanza è probabilmente una guerra di posizione (e posizionamento) dei due marchi sul mercato , l’uno rispetto all’altro. Naturalmente, nel caso Microsoft dovesse ottenere una vittoria, i precedenti sarebbero dalla sua parte nel caso decidesse di prendere iniziative nei confronti di altre aziende o community legate a Linux.
Qualcuno suggerisce che le trattative intavolate da Microsoft potessero andare oltre la semplice stipula di un accordo di cross-licensing, così come non sarebbe escluso che il diniego di TomTom di accettare anche solo questo accordo non sottintenda un rifiuto ad intavolare una collaborazione più stretta (o persino un acquisizione) col colosso di Redmond. Da parte sua, BigM ha fatto sapere di essere ancora al lavoro per studiare le nuove carte depositate da TomTom, e che si riserva di adottare eventuali contromisure nelle prossime settimane .