Il casus belli risale al 2008, ma la denuncia era arrivata solo nel 2011: ora un giudice britannico ha archiviato la vicenda, stabilendo che la trasmissione di intrattenimento automobilistico Top Gear non ha leso l’onorabilità del marchio Tesla in un vecchio servizio sulla Tesla Roadster risalente al 2008. Nessun risarcimento per Elon Musk, che aveva sostenuto la sua azienda avesse subito perdite economiche in seguito alla messa in onda del test in pista dell’auto.
Nel corso di un servizio piuttosto standard per Top Gear , il conduttore Jeremy Clarkson aveva rilevato che l’autonomia presunta della Roadster era in realtà molto ottimistica per un utilizzo su pista, fino a mostrare alcune sequenze nelle quali l’auto veniva spinta a braccia nel box lasciando intendere che avesse esaurito l’energia necessaria per muoversi o avesse subito qualche altro tipo di avaria. In realtà, alcune parti del test di Top Gear erano per così dire “romanzate”: ma il giudice ha stabilito che gli spettatori erano perfettamente in grado di valutare il tono complessivo della trasmissione e interpretare quanto mandato in onda.
In altre parole, Top Gear è una trasmissione di intrattenimento e non scientifica, e pertanto le sue conclusioni non sono necessariamente derivate solo dai dati misurati in pista (che già sono differenti dalla vita reale) quanti piuttosto anche dalla tesi sostenuta dai suoi autori e conduttori. Secondo il giudice , inoltre, visto che la trasmissione risale al 2008 mentre la denuncia al 2011, non c’è necessariamente diretta correlazione tra un presunto calo di vendite nel Regno Unito e il giudizio di Top Gear : piuttosto, il dito viene puntato su una generica differenza culturale che non spingerebbe gli acquirenti britannici verso l’auto elettrica californiana quanto quelli di altre nazioni.
Il rapporto tra Tesla e l’informazione non è di quelli semplici : solo poche settimane fa era scoppiata una polemica col New York Times a proposito di un test effettuato da un reporter che aveva messo in luce una presunta inaffidabilità dell’autonomia della più nuova berlina Tesla S. In quel caso l’azienda aveva risposto con la pubblicazione dei log registrati dall’auto per dimostrare la malafede del giornalista, ma la questione non è stata completamente chiarita e il giornale non ha ritenuto necessario censurare l’estensore dell’articolo o rettificarne i contenuti.
Luca Annunziata