L’organizzazione TOP500 ha rilasciato la 47esima edizione della lista omonima sui sistemi HPC (High-Performance Computing) più potenti in circolazione, un “contest” all’ultimo petaFLOPS che ancora una volta incorona la Cina come nazione più attiva nel settore. Di novità ce ne sono anche a Pechino, e sono molto negative sia per il prestigio che il business statunitensi.
Il nuovo supersistema si chiama Sunway TaihuLight , una macchina realizzata dal National Research Center of Parallel Computer Engineering & Technology (NRCPC) che nei benchmark LINPACK (lo standard per la valutazione dei supercomputer) ha raggiunto la bellezza di 93 petaFLOP al secondo .
Si tratta di un risultato quasi triplo rispetto a quello di Tianhe-2, supersistema protagonista delle passate edizioni della classifica TOP500 e anch’esso di derivazione cinese che ora deve “accontentarsi” del secondo posto con 33,86 petaFLOPS di performance; il terzo mostro HPC è Titan, macchina statunitense (Cray XK7) installato presso l’Oak Ridge National Laboratory e capace di raggiungere 17,59 petaFLOPS.
L’exploit di TaihuLight è ancor più significativo se si prende in considerazione la tecnologia alla sua base , vale a dire un nuovo tipo di chip realizzato completamente in casa (Tianhe-2 usa processori Intel Xeon) equipaggiato con 260 core computazionali, installato in 41.000 esemplari per un totale di 10,65 milioni di core.
I chip autarchici di Pechino rappresentano in parte una risposta alla messa al bando dell’ esportazione di tecnologie avanzate da parte delle autorità statunitensi, e in parte alla volontà di indipendenza tecnologica dai prodotti stranieri portata avanti dalle autorità comuniste. Sotto entrambi i punti di vista, la realizzazione di TaihuLight non rappresenta una buona notizia notizia per gli interessi e le ambizioni statunitensi.
Alfonso Maruccia