La Kilton Public Library (KPL) non demorde sulla questione Tor, anzi rilancia: dopo essere stata contattata dalle autorità statunitensi e messa in guardia dai rischi di ospitare un nodo della darknet favorita da cyber-criminali assortiti , la biblioteca di Lebanon, nel New Hampshire ha votato a favore del progetto.
I responsabili di KPL avevano inizialmente aperto un nodo di relay per il network di Tor durante lo scorso luglio, un’iniziativa gestita in partnership con il Library Freedom Project (LFP) e che ha ben presto catturato l’attenzione di Department of Homeland Security (DHS) e polizia locale.
Le forze dell’ordine si erano prodigate per spiegare ai gestori della biblioteca pubblica i rischi connessi all’uso di Tor, una rete descritta come popolata da soli cyber-criminali dedicati allo scambio di materiale pedopornografico. Allarmati, i responsabili della Kilton avevano alla fine deciso di spegnere il nodo Tor e di valutare con più attenzione la faccenda.
Dopo una discussione pubblica, il consiglio di KPL ha infine deciso di ripristinare il nodo relay Tor e di rilanciare con la prospettiva di connettere un nodo di uscita verso la Internet pubblica. Nel giustificare la votazione a favore di Tor, il presidente Francis Oscadal ha descritto la scelta di votare per una “buona causa” e per la difesa della libertà di espressione.
L’iniziativa di KPL sembra aver suscitato l’interesse di altre istituzioni educative USA, e ora almeno una dozzina di biblioteche sarebbero pronte a implementare un nodo Tor sulla loro rete. Come dimostra anche il progetto Onionview per la visualizzazione dei 6.000 nodi (sia relay interni che di uscita) attivi nel mondo, la storica darknet nata da un progetto della Marina USA è in pieno sviluppo . La Germania supera gli Stati Uniti per numero di nodi attivi (1.364 contro 1.328), mentre in Europa l’Italia è la solita maglia nera.
Alfonso Maruccia