Tor ha annunciato la conclusione delle sue indagini interne sulla vicenda Appelbaum, al termine delle quali è in grado di confermare gli eventi che hanno portato alle accuse nei confronti del suo ex membro di vertice . Il suo ex dipendente è stato accusato di molestie sessuali nei confronti di persone “all’interno e all’esterno della organizzazione”.
A tornare sulla questione è ora Shari Steele, direttore esecutivo di Tor: la non profit ha ingaggiato un investigatore privato che al termine delle sue indagini, e dopo aver interrogato diverse persone coinvolte nella vicenda, ha presentato un quadro preoccupante che non solo ha confermato ma ha anche raccolto le testimonianze di altre vittime di Appelbaum.
Secondo quanto riferisce l’annuncio ufficiale, pur mantenendo riservati i dettagli l’indagine interna, sembrerebbe che diverse persone abbiamo subito intimidazioni, minacce, atti di bullismo ed umiliazioni da parte di Appelbaumm e diversi abbiamo subito aggressioni sessuali: molti di questi avrebbero trovato il coraggio di parlare dopo la formalizzazione delle prime accuse nei suoi confronti ed il via dell’indagine interna.
Secondo le indagini altre due persone, i cui nomi rimangono segreti ma che non lavorerebbero più per Tor, avrebbero “partecipato a tali condotte inappropriate”.
Nonostante Appelbaum fosse stato rimosso dal board appena le accuse sono state avanzate nei suoi confronti, l’organizzazione non profit che amministra la rete a cipolla era finita al centro delle polemiche: il fatto che uno dei suoi volti più noti fosse collegato a tali pesanti accuse è stata l’occasione per attaccare anche lo strumento per la navigazione anonima, una tecnologia molto delicata, al centro degli interessi di attivisti e nel mirino di polizia e autorità governative più o meno apertamente interessate a smantellarla o controllarla per arrivare a perseguire le persone che la utilizzano per fini leciti o illeciti.
Tor, d’altra parte, ha già intrapreso la strada del rinnovamento, annunciando la totale ristrutturazione del gruppo che gestisce il progetto a partire da professori universitari di informatica (Matt Blaze), direttori esecutivi di Electronic Frontier Foundation (Cindy Cohn), nomi noti del settore sicurezza (Bruce Schneier), studiosi (Gabriella Coleman), attivisti che si battono per la privacy (Linus Nordberg) e per i diritti digitali (Megan Price).
Claudio Tamburrino