Tor, sulle nuvole con Amazon

Tor, sulle nuvole con Amazon

Il network a cipolla annuncia un nuovo progetto pensato favorire la diffusione di istanze di cloud computing in difesa della privacy e dell'anonimato. I server sono quelli della stessa azienda che aveva già cacciato Wikileaks
Il network a cipolla annuncia un nuovo progetto pensato favorire la diffusione di istanze di cloud computing in difesa della privacy e dell'anonimato. I server sono quelli della stessa azienda che aveva già cacciato Wikileaks

Tor annuncia la nascita di Tor Cloud , un nuovo progetto di rete anonimizzatrice disseminata sui server per cloud computing offerti da Amazon (Ec2). L’obiettivo (teorico) è quello di rendere la rete a cipolla ancora più impermeabile ai tentativi di attacco, quindi offrendo un accesso anonimo a Internet sempre meno alla mercé di autorità dittatoriali e sistemi di controllo orwelliani.

Con Tor Cloud l’utente può installare microistanze sui server Ec2 già preconfigurate, capaci di agire da bridge una volta installate e attivate da remoto. I bridge, spiega il blog ufficiale della rete a cipolla, sono relay Tor non elencati nella directory principale, meno accessibili agli utenti ma anche molto più difficili da bloccare dalle autorità o dagli ISP.

Grazie ai bridge disseminati sui server cloud di Amazon, dice Tor, gli utenti e i dissidenti di tutto il mondo avranno a disposizione un maggior numero di “porte” primarie di accesso a Internet al di fuori del controllo dei regimi dittatoriali.

Tor precisa che gli utenti interessati ad “accendere” nuove porte di accesso a Tor possono anche approfittare di un’offerta di Amazon per l’utilizzo gratuito dei suoi server entro un certo limite di banda mensile. Al massimo, dice il blog del progetto, le immagini-disco preconfigurate (limitate a sfruttare non più di 40 Gigabyte di banda al mese) costerebbero qualcosa come 30 dollari in un mese.

Tor si rivolge ai server Amazon per promuovere la navigazione anonima della rete e la libera circolazione del dissenso nel mondo interconnesso, eppure i precedenti non sono proprio incoraggianti: la società di Jeff Bezos è la stessa che ha tolto ossigeno a Wikileaks al tempo dello scandalo per la diffusione dei cablogrammi delle ambasciate USA nel mondo.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
24 nov 2011
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